La vita si allunga, l’Europa invecchia, ma con l’età aumentano anche i malanni. E il carico di disabilità è destinato a esplodere nei prossimi anni. Secondo un’analisi choc pubblicata online su ‘Bmj Open’, si prevede che entro il 2047 – cioè nel giro di 30 anni – una donna su 4 (21%) e un uomo su 6 (appena sotto il 17%) di età compresa tra 65 anni e oltre si troverà a convivere con una disabilità fisica in grado di limitare significativamente le attività quotidiane. Le stime mostrano che la proporzione di persone colpite è destinata a cambiare poco in questi 3 decenni, nonostante il previsto aumento complessivo della longevità. Il problema sono i numeri assoluti che, secondo le stime, cresceranno notevolmente con l’avanzare appunto dell’età delle popolazioni europee. E questo probabilmente – avvertono gli autori dell’analisi – avrà importanti implicazioni sull’assetto assistenziale futuro. Le conclusioni degli esperti si basano sui dati dell’indagine Silc (Eu Statistics on Income and Living Conditions), relativi a 26 Paesi europei ad alto e medio reddito, raccolti annualmente tra il 2008 e il 2014; sulle tabelle della speranza di vita per ciascun sesso, e e sulle proiezioni della popolazione dal 2015 al 2050 fornite dalle Nazioni Unite. La survey Silc include una domanda sui problemi di salute a lungo termine che limitano le attività di vita quotidiana. I ricercatori si sono concentrati sulle risposte di coloro che hanno almeno 55 anni, fino all’età di 85 anni e più. Hanno poi combinato tutti i dati per calcolare l’aspettativa di vita residua libera da gravi limitazioni sulla funzione fisica (anni di vita sana) per sesso, età e Paese, per prevedere la percentuale di persone anziane la cui vita quotidiana sarebbe soggetta a severe restrizioni a causa di problemi di salute di lunga durata. Gli autori hanno anche tenuto conto delle differenze culturali e della ‘generosità’ dei sistemi di welfare, entrambi fattori che possono influenzare chi si identifica come fisicamente incapace, e l’analisi così condotta conferma i risultati di altri studi, sottolineano i ricercatori: in tutti i Paesi presi in considerazione sono più donne che uomini a riportare gravi limitazioni fisiche legate a problemi di salute a lungo termine. La percentuale della popolazione ‘non sana’ è risultata molto simile nei 26 Paesi, una volta considerate le differenze culturali (che portano per esempio una over 65 su 3 in Slovacchia a riferire gravi limitazioni fisiche, contro una coetanea svedese su 10). E ci si aspetta, sottolineano gli esperti, che si mantenga abbastanza costante nel tempo, anche se l’aspettativa di vita è destinata ad aumentare. Quindi, scrivono gli autori dell’analisi, “nonostante i trend costanti, il numero assoluto delle persone con gravi limitazioni crescerà sicuramente con l’aumentare del numero di persone più anziane presenti nella maggior parte dei Paesi europei”. Questo scenario, concludono gli esperti, “potrebbe richiedere diverse misure per soddisfare le esigenze di un numero crescente di persone con disabilità. Dall’ampliamento delle infrastrutture su misura per loro sia nel settore pubblico che in quello privato, fino alla formazione di medici specialisti e di professionisti dell’assistenza”.