Società Neonatologi: “Non lasciare sole le mamme!”

Società Neonatologi: “Non lasciare sole le mamme!”

2 Giugno 2017 Redazione 0

“Le mamme devono sapere che non sono sole. E che se non vogliono tenere il proprio bambino possono contare su una rete di supporto psicologico e di assistenza che garantisce il totale anonimato. L’abbandono dei neonati e l’infanticidio, due problemi purtroppo ancora molto diffusi, si combattono con un’azione di prevenzione, informazione e comunicazione sistematica e continuativa che riesca a giungere a tutte le donne in gravidanza, soprattutto le più sole e abbandonate”. La Società italiana di neonatologia (Sin) interviene così sul caso della morte del neonato di Settimo Torinese. La Sin sostiene e porta avanti da anni ‘Ninna ho’, il primo progetto nazionale a tutela dell’infanzia abbandonata, nato nel 2008 per iniziativa della Fondazione Francesca Rava – Nph Italia Onlus e di Kpmg Italia, che si rivolge a tutte le madri che, trovandosi in difficoltà, non sono in grado di potersi prendere cura del proprio neonato. “Qualunque sia la scelta della futura mamma, è fondamentale che il parto sia fatto in assoluta sicurezza – dice Mauro Stronati, presidente della Sin – in strutture ospedaliere affidabili che, se richiesto, possono garantire l’anonimato, un diritto di tutte le donne secondo la legge italiana (Dpr 396/2000). Nell’ambito della campagna d’informazione del progetto Ninna ho, è inoltre attivo il numero verde 800320023, a disposizione dal lunedì al venerdì, per tutte quelle mamme che si trovano in difficoltà e hanno necessità di un supporto psicologico e informazioni”. La sfida per contrastare questo fenomeno è raggiungere le madri. Giovani, e spesso giovanissime, con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, sono donne in larga percentuale straniere, ma molte anche italiane. Rappresentano un’ampia fetta di mamme che in grave difficoltà sociale, economica o psicologica, arrivano a fare scelte estreme che mettono a rischio se stesse e il proprio bambino. Per le mamme che escludono il parto in anonimato, c’è anche la possibilità delle culle per la vita – ricorda la Sin – strutture che accolgono i neonati anche in un secondo momento e sono dotate di riscaldamento, chiusura in sicurezza, presidio di controllo h24 e rete con servizio di soccorso medico. Sono già presenti presso gli ospedali di diverse città italiane,come Napoli (azienda ospedaliera universitaria Federico II), Varese (ospedale materno infantile Del Ponte), Parma (azienda ospedaliera universitaria), Padova (azienda ospedaliera universitaria), Firenze (azienda ospedaliera universitaria Careggi), Milano (clinica Mangiagalli della Fondazione Policlinico), Roma (Policlinico Casilino) e anche a Brescia e Palermo. “Sono ancora pochi gli ospedali con una culla termica salvavita, ma tutti hanno comunque un’équipe di medici che possono fare la differenza per una madre in una situazione di profondo disagio. In questi casi empatia e conoscenza dei diritti della donna possono trasformare una potenziale tragedia in un nuovo percorso di vita per un bambino a rischio”, conclude Stronati.

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