Sars-Cov-2, l’evoluzione continua del virus

Sars-Cov-2, l’evoluzione continua del virus

5 Aprile 2022 di: Angelo Milazzo 0

Le varianti Omicron 1 e 2 si sono dimostrate significativamente più infettive e più resistenti ai vaccini, rispetto ai ceppi che si sono diffusi precedentemente. Ancora sono scarse le evidenze riguardanti una terza variante Omicron, che è già stata segnalata.

Bisogna capire che non ci sono ragioni, dal punto di vista biologico, per cui il virus non debba continuare ad evolversi. Le varianti finora selezionatesi costituiscono una frazione limitata dello spazio genetico a disposizione per l’evoluzione del virus. I vaccini finora realizzati inducono una risposta immunitaria nei confronti dei 201 aminoacidi che corrispondono al gene per la proteina spike, che consente l’ingresso del virus all’interno delle cellule. Nella variante Delta, solo due aminoacidi risultarono mutati rispetto al ceppo Alfa. Nella variante Omicron, ben 15 aminoacidi sono risultati variati. Ciò ha reso i vaccini spesso inefficaci nei confronti del contagio, pur mantenendo grande validità nel contrastare l’aggravarsi dell’infezione. Le mutazioni potenziali sono però molto più numerose. Ogni singolo aminoacido potrebbe mutare, in teoria, in almeno 19 modalità diverse. La combinazione teorica delle mutazioni, teoricamente, è pressocchè infinita, anche se la grande maggioranza delle mutazioni non determina automaticamente né maggiore contagiosità, né aumentata patogenicità. Quindi, prima o poi, Sars-Cov-2 è destinato a diventare endemico, come tutti gli altri Tipi di Coronavirus che convivono con l’uomo da millenni e forse più. Bloom e Coll. (Cancer Research Center in Seattle) hanno studiato l’evoluzione dei uno dei ceppi “storici” di Coronavirus, denominato 229E, che da tempo immemorabile convive con la specie umana. Sono stati sequenziati decenni di campioni ematici di personale con probabilità di essere state esposto a 229E. Sono stati condotti test anticorpali contro le diverse versioni, risalendo fino agli anni ’80 del secolo scorso. I campioni ematici degli anni più recenti hanno confermato l’ipotesi che gli organismi umani siano in grado di antagonizzare validamente varianti vicine nel tempo, ma, con il passare degli anni, la capacità difensiva diminuisce. I virus si evolvono per diventare più infettivi, e Sars-Cov-2 ha dimostrato tale capacità in maniera inusitata. Al momento le varianti Omicron accumulano mutazioni con una rapidità mai vista nei virus respiratori umani, ma ad un certo punto raggiungeranno un plateau oltre il quale non potranno più migliorare la loro performance in maniera significativa. 

Tanti altri virus, come quello del Morbillo, pur contagiosissimi, sono diventati nel tempo stabili, ed hanno evocato immunità di lunghissima durata negli esseri umani. Altri virus, come quelli Influenzali, hanno mantenuto la capacità di mutare ogni nuova stagione, ma certamente non ogni 2-3 mesi come sta facendo Sars-Cov-2. La speranza è quindi che realizzi mutazioni solamente stagionali, contrastabili con vaccini modificati e adattati di anno in anno. Le vaccinazioni annuali, a differenza da quelle anti-influenzali, dovranno però riguardare la massima parte di tutta la popolazione.

L’evoluzione avviene per tappe, e per “tentativi”. Gli scienziati si aspettavano che le nuove varianti evolvessero dal ceppo Delta, invece il gigantesco salto evolutivo che ha portato ad Omicron è partito dal ceppo Alfa. In ogni caso, l’impatto sulla salute pubblica continuerà a dipendere dalla sintomatologia di tutta la popolazione colpita. Non ci sono dubbi che l’immunità pregressa riduce la gravità delle manifestazioni cliniche. Così è successo anche con le varianti Omicron: i Paesi più colpiti sono quelli con i tassi vaccinali più bassi.

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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