Un’accoglienza appropriata in Pronto Soccorso può rappresentare il primo supporto alla vittima di violenza e permetterle di avviare il percorso per uscirne. Con questa consapevolezza, l’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania ha aderito al progetto regionale del Codice Rosa e ha tenuto, un partecipato incontro volto alla formazione del personale chiamato a dare assistenza sanitaria alle vittime di violenza. Come hanno spiegato le referenti dott.ssa Daniela Colombrita e Mirella Cannada, il progetto punta a favorire l’emersione di casi di violenza, tramite una procedura specifica, facilitata dalla presenza di una “stanza rosa” allestita per garantire comfort e riservatezza alla vittima. «L’obiettivo – ha sottolineato a tal proposito il dott. Angelo Pellicanò, direttore generale dell’Azienda Cannizzaro – è quello di assicurare alla vittima le condizioni ideali per avviare il percorso di fuoriuscita dalla violenza, anche quando questa è soltanto sospetta. Perciò è essenziale la sensibilità e la competenza del personale sanitario». Importanza ribadita dall’on. Giuseppe Berretta, promotore della legge nazionale sul Codice Rosa insieme alla collega Fabrizia Giuliani. «Il Pronto Soccorso è fondamentale saper cogliere i campanelli d’allarme e instaurare un rapporto empatico con la vittima, che generalmente è restia a denunciare e talvolta è accompagnata dal suo carnefice», ha spiegato la dott.ssa Marisa Scavo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Catania, aggiungendo l’utilità di una banca dati che permetta di evidenziare tutte le volte in cui una persona abbia fatto ricorso al Pronto Soccorso, anche in più ospedali, per valutare se ciò sia da legare a ripetuti episodi di maltrattamento. L’invito a «usare la massima precauzione quando si utilizzano gli smartphone e i social network e non avere mai paura di denunciare» è arrivato dal dott. Marcello La Bella, dirigente del Compartimento Polizia Postale e Comunicazioni della Sicilia Orientale, intervenuto in merito ai pericoli della rete. Sui cambiamenti nel fenomeno della violenza di genere, compresi i progressi registrati anche in Sicilia, si è concentrata la prof.ssa Rita Palidda, docente del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, che ha messo in guardia dalla “violenza economica”, quella «meno studiata perché impedisce o rende difficile il lavoro» alla vittima. Di donne capaci di uscire dalla spirale di violenza, un fenomeno «diffuso trasversalmente in tutte le classi sociali», ha parlato invece la giornalista Roberta Fuschi, co-autrice con Patrizia Maltese di un volume che raccoglie storie e testimonianze di vittime di violenza accolte e sostenute dall’associazione Thamaia. E proprio alle esperienze dei centri antiviolenza è stata dedicata la seconda parte dell’incontro, moderato dalla giornalista Rossella Jannello e svoltosi alla presenza del direttore amministrativo dell’Azienda Cannizzaro Rosaria D’Ippolito e del direttore sanitario Salvatore Giuffrida. La dott.ssa Anna Agosta, presidente di Thamaia, ha illustrato l’importanza delle attività di prevenzione, formazione e sensibilizzazione, mentre la dott.ssa Giusi Scalia, professionista dell’associazione Galatea, ha raccontato la difficoltà anche per gli operatori di riconoscere la violenza quando la vittima vuole occultarla. I lavori hanno visto, in conclusione, gli interventi di don Mario Torracca, cappellano dell’ospedale Cannizzaro, e del dott. Vincenzo D’Agate, coordinatore regionale dell’Associazione infermieri legali e forensi.