Pertosse: casi decuplicati rispetto agli anni precedenti

Pertosse: casi decuplicati rispetto agli anni precedenti

21 Maggio 2024 di: Angelo Milazzo 0

La pertosse è una malattia infettiva causata dal batterio denominato Bordetella Pertussis. È una delle malattie più contagiose, una persona infetta, attraverso le goccioline di saliva (droplets), tosse e starnuti, può trasmettere la malattia dal 30% all’80% delle persone con cui viene in contatto.

È una malattia che può avere gravi conseguenze, specialmente se colpisce i neonati e i lattanti. Gli accessi di tosse nei più piccoli possono complicarsi provocando apnee, insufficienza respiratoria, che nei casi più gravi possono portare a sofferenza cerebrale da ipossia e morte per asfissia. Tra le complicanze vanno inoltre annoverate: otiti, polmoniti, problemi neurologici. Negli adulti provoca di solito una tosse di entità modesta, ma persistente, fino a 10 settimane. Infatti è stata da alcuni denominata “tosse dei 100 giorni”. Può colpire anche soggetti adulti vaccinati da bambini, poiché sia la malattia e sia il vaccino non evocano immunità permanente e i richiami dovrebbero avvenire almeno ogni 10-15 anni, nell’ambito del vaccino coniugato che agisce contro la difterite e il tetano. La malattia dell’adulto spesso non viene neanche segnalata al medico curante. La patologia nell’anziano viene spesso confusa con le varie forme di “tosse cronica”, oppure di “tosse del fumatore”, ecc. Però queste persone affette possono trasmettere la Bordetella a soggetti più fragili, quali sono i bambini più piccoli. Questi possono essere ancora non vaccinati, o perché sono ancora nei primissimi mesi di vita, oppure perché hanno la sfortuna di avere genitori “novax”, o “esitanti”, oppure semplicemente poco responsabili.

La pertosse ha un’incubazione di circa 10 giorni ed è altamente contagiosa nel periodo iniziale, prima ancora che insorga la tosse persistente. La terapia prevede l’utilizzo precoce di antibiotici: soprattutto macrolidi. Purtroppo l’Eritromicina da anni non risulta più in commercio nel nostro Paese. Ma anche gli altri antibiotici sono stati difficilmente reperibili in tutto il periodo post-Covid. Gli antibiotici nella fase iniziale della terapia (la fase catarrale) possono ridurre l’intensità della sintomatologia ed evitare quindi le complicanze. Nella fase parossistica (che segue la fase catarrale e consiste nella tosse drammaticamente persistente) gli antibiotici hanno scarso effetto sui sintomi, ma possono comunque essere utili nel ridurre la possibilità di contagio. Gli antibiotici post-esposizione possono essere somministrati ai familiari e soprattutto ai soggetti ad alto rischio entro 21 giorni dall’esordio della tosse nel paziente.

Epidemiologia

Nel corso dell’anno 2023 e fino all’aprile 2024 i Paesi dell’UE hanno segnalato 60 mila casi di pertosse, registrando un aumento di oltre 10 volte rispetto al 2022 e al 2021. Lo ha segnalato un report molto recente dell’European Center for Diseases Control and Prevention (ECDC). Ovviamente, per le motivazioni già esposte, i casi saranno estremamente più numerosi nella popolazione generale. Infatti la malattia negli adulti spesso non viene neanche riconosciuta. In Italia nel Marzo 2024 è stata rilevata un’incidenza di pertosse pari a 9,9 per milione di abitanti, contro gli 11,5 della Germania, ma contro i ben 127 casi dell’Austria. Viene pertanto confermata la scarsa propensione alle vaccinazioni tra la popolazione dell’Austria, fenomeno che noi registriamo anche tra le popolazioni del Sud Tirolo. Ovviamente, l’ECDC incoraggia fortemente il rafforzamento dei programmi di vaccinazione.

Vaccinazione

Da molti anni viene ormai usato un vaccino acellulare, che è risultato essere molto più tollerabile, ma altrettanto efficace, rispetto ai vaccini del passato. La somministrazione è possibile a partire dal 61° giorno d’età, e viene somministrato nell’ambito del vaccino esavalente. La seconda dose del vaccino dovrebbe essere somministrata al quinto mese di vita, e la terza a undici mesi. I richiami si effettuano mediante vaccino trivalente contro diterite, tetano e pertosse (Dtp), uno a sei anni e un altro tra i 12 e 18 anni.

La copertura vaccinale attuale lascia quindi scoperti i primissimi mesi di vita. Ma è proprio questa l’età in cui si verificano le complicanze più gravi e persino letali. Pertanto, si potrebbe anticipare la vaccinazione al 45° mese di vita o addirittura al 30° giorno di vita. Ma questa copertura risulterebbe poi essere meno duratura. Si potrebbero inoltre vaccinare tutti i parenti e i care-givers che si prendono cura del bambino nei primissimi mesi di vita. Ma questa strategia, cosiddetta di cooconing, si scontra contro la scarsa propensione alle vaccinazioni diffusa tra gli adulti sani.

La strategia quindi più praticabile risulta essere quella che prevede: la vaccinazione della madre in corso di gravidanza. La vaccinazione deve essere ripetuta ad ogni gravidanza, anche se la donna è già stata vaccinata o ha avuto la malattia. Deve essere eseguita fra la 27° e la 36° settimana di gestazione. Il vaccino è quindi raccomandato durante il terzo trimestre della gravidanza. In questo modo, la madre produce anticorpi che passano al bambino attraverso la placenta prima della nascita. Questi anticorpi lo proteggeranno nei primi mesi di vita, finchè non avrà ricevuto le prime due dosi di vaccino e comincerà a produrre i propri anticorpi e la propria immunità cellulo-mediata.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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