I dati OsMed del 2016, pubblicati nel luglio 2017, sono ancora incompleti per una lettura agile. Sono invece disponibili di dati descritti nel rapporto OsMed del 2015 sull’uso dei farmaci. Il problema del trattamento dell’osteoporosi continua ad essere delicato. L’osteoporosi viene considerata una condizione ineluttabile dell’esistenza umana. Ma se è vero che il processo di invecchiamento prevede la progressiva sarcopenia e la progressiva perdita del nostro patrimonio minerale osseo, è immorale lasciare che tali processi avvengano sotto i nostri occhi senza che vengano poste in essere tutte quelle misure che la ricerca medica e farmacologica ci mettono a disposizione. Nel 2015 la spesa cumulativa per il trattamento dell’osteoporosi per un totale di 241 milioni di € è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al dato del 2014 (di questi solo 29,9 milioni di € vengono spesi per il Denosumab – grazie alle irresponsabili limitazioni poste dall’AIFA e, per quanto riguarda la Regione Sicilia, dalle ulteriori limitazioni poste dall’Assessorato Regionale).
Lo studio di Tarantino U. et.al del 2011[1] ci illustra con quella chiarezza che solo i numeri ci permettono di percepire il risultato di una politica miope di prevenzione del rischio fratturativo. Furono raccolti i dati di donne di età ≥ di 65 anni che si erano fratturate in Italia nel periodo che andava dal gennaio 2006 al dicembre 2008 e ne sono stati analizzati i dati di spesa farmaceutica e riospedalizzazione per fratture.
Su un campione di 5167 pazienti furono registrati poco più di 1000 eventi correlati a frattura (decesso o riospedalizzazione per frattura) chiaramente la stragrande maggioranza erano nella popolazione dei soggetti che non venivano sottoposti ad un trattamento. La cosa che deve turbare profondamente la coscienza di noi medici è che in una popolazione selezionata per essere ad altissimo rischio fratturativo (donne di età ≥ di 65 anni e già fratturate di femore) il numero di soggetti che veniva sottoposto ad un accettabile farmacologico con bisfosfonati era di 381 (soggetti con aderenza >40%). Solo il 7%! Ma se andiamo a valutare quelli che presentavano una adesione al trattamento > 80% dobbiamo scendere al di sotto della metà di questo già risicatissimo numero.
Molti di noi conoscono il peso economico della frattura di femore nel nostro paese. Per una media di circa 90000 eventi si spende, tra trattamento e riabilitazione, circa 1 miliardo di Euro [1] [2].
Ancora una volta sarà interessante, guardando i dati di spesa farmaceutica del 2015, come a fronte di un costo, solo per la frattura di femore, di ospedalizzazione molto superiore a quello di alcune delle malattie più impegnative nell’ambito degli eventi cardiovascolari[3], l’IMA e lo STROKE, il valore in termini di allocazione di risorse per la spesa farmaceutica sia drammaticamente basso.
Nel rapporto OsMed 2016 I farmaci del sistema muscolo-scheletrico rappresentano la decima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica, pari a 466,6 milioni di euro (giova ricordare che in questa categoria, accanto ai farmaci per l’osteoporosi ci sono FANS, Farmaci per la gotta etc…).
La “DDD/1000 ab die” per i farmaci anti ulcera nel 2016 è stata di 68,85. Dieci volte maggiore di quella per i Bisfosfonati. Analoga a quella per antiaggreganti piastrinici e delle statine[1].
Dr. Vincenzo De Geronimo
Servizio di Endocrinologia, Diabetologia, Prevenzione e Cura dell’Osteoporosi – CCD Morgagni
Referente Regionale dell’AME (Associazione Medici Endocrinologi)
[1] Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2016. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2017
[1] Reumatismo. 2010;62(2):113-8
[2] Aging Clin Exp Res. 2013;25 Suppl 1:S13-4
[3] Clinical Interventions in Aging 2012; 7: 575–583
[1] Clinical Cases in Mineral and Bone Metabolism. 2011; 8(1): 57-62
[1] Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2016. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2017