I problemi connessi alla malattia renale cronica non sono percepiti adeguatamente dai cittadini e dalle autorità sanitarie. Ciò si registra nonostante la mortalità determinata da insufficienza renale sia addirittura superiore a quelle per tumori di prostata e mammella messe insieme. E’ l’allarme lanciato da Giorgio Battaglia, delegato ai rapporti con le istituzioni per la Società italiana di Nefrologia, durante un’audizione in Commissione Igiene e Sanità al Senato. Battaglia ha inoltre osservato che “la malattia renale cronica rappresenta uno dei maggiori problemi sociali e sanitari: sebbene i pazienti in dialisi siano solo lo 0,08 per cento della popolazione italiana, ciascuno di essi consuma fino a 25 volte il valore della spesa sanitaria pro capite. Inoltre, da un recente studio, è emerso che il costo in tre anni di un paziente trapiantato di reni è di circa 95 mila euro, mentre nello stesso periodo di tempo il trattamento dei pazienti non trapiantati costa circa 123 mila euro”.
Ugo Teatini, membro del Consiglio direttivo della Società italiana di Nefrologia, da parte sua ha rilevato che “circa il 30 per cento dei pazienti accede alla dialisi senza che la propria patologia renale sia stata preventivamente segnalata”.
Di seguito il testo integrale dell’audizione dei rappresentanti della Società italiana di nefrologia e della Società internazionale di nefrologia che si è svolta oggi nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Il professor Battaglia evidenzia innanzitutto le dimensioni delle problematiche connesse alla malattia renale cronica, sottolineando che, sebbene la mortalità determinata da insufficienza renale sia addirittura superiore a quelle per tumori di prostata e mammella messe insieme, il pericolo posto da tale patologia appare non adeguatamente percepito dai cittadini e dalle autorità sanitarie.Fa rilevare che la malattia renale cronica rappresenta uno dei maggiori problemi sociali e sanitari: sebbene i pazienti in dialisi siano solo lo 0,08 per cento della popolazione italiana, ciascuno di essi consuma fino a 25 volte il valore della spesa sanitaria pro capite. Inoltre, da un recente studio, è emerso che il costo in tre anni di un paziente trapiantato di reni è di circa 95 mila euro, mentre nello stesso periodo di tempo il trattamento dei pazienti non trapiantati costa circa 123 mila euro.
Il professor Remuzzi, dopo aver ricostruito le attività delle nefrologie, riferisce che, secondo i dati forniti dalla rivista Lancet, nel 2010 il numero di morti per malattia renale cronica ha fatto registrare il maggiore incremento tra le 25 più importati cause di morte. Soggiunge che la ridotta funzione renale rappresenta il quinto tra i fattori di rischio per la salute. Dopo essersi soffermato sui costi a livello globale correlati alla dialisi delle persone affette da patologie renali, fa presente che il trattamento appropriato dei pazienti affetti da malattia renale cronica consente di evitare o ridurre il numero delle dialisi: in particolare, risulta che l’età media dei pazienti che accedono al trattamento di dialisi sia passata, a Bergamo, dai 48 anni di metà degli anni 90 ai 72 anni del 2014.
il sistema basato sui DRG può talora rappresentare, nell’ambito delle strutture pubbliche, un fattore di disincentivazione dei trattamenti sanitari alternativi alla dialisi (o che possono prevenire la necessità di ricorso a quest’ultima).
Il professor Teatini evidenzia, in primo luogo, che circa il 30 per cento dei pazienti accede alla dialisi senza che la propria patologia renale sia stata preventivamente segnalata.
Si sofferma, quindi, sulle macroattività, sugli indicatori e sulle modalità per affrontare l’insufficienza renale.
Quanto alle macroattività, esse consistono nella promozione di piani di trattamento per i pazienti con specifici percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (che consentono diagnosi precoci e prevenzione); nel favorire una terapia dietetica nutrizionale in tutti gli stadi di malattia insieme con modificazioni dello stile di vita; nel promuovere i trapianti da donatori viventi.
Quanto agli indicatori, essi sono rappresentati da: riduzione della percentuale di soggetti con malattia renale cronica rispetto alla popolazione generale; percentuali di pazienti che non si giovano di una terapia dialitica e vengono indirizzati a terapie conservative; numero di pazienti in dialisi assistita a domicilio (con assistenza infermieristica o teleassistenza).
Rispetto alle modalità, segnala l’importanza di avere un interlocutore istituzionale che possa individuare, insieme con i nefrologi, un disegno strategico orientato su una migliore organizzazione dei servizi e su una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza, anche attraverso banche dati regionali per individuare la popolazione a rischio.