Mononucleosi, Sclerosi Multipla e Linfomi

Mononucleosi, Sclerosi Multipla e Linfomi

28 Febbraio 2024 di: Angelo Milazzo 0

Mononucleosi

La mononucleosi infettiva è una malattia causata dal virus Epstein-Barr (EBV), appartenente alla famiglia degli herpesvirus. L’infezione è comune e oltre il 90% della popolazione mondiale entra in contatto con il virus. Nei paesi più sviluppati l’infezione è più frequente fra i bambini più grandi e fra i giovani. I sintomi più costanti sono: febbre con interessamento dei linfonodi.  Generalmente l’infezione guarisce senza particolari conseguenze ma, in alcuni casi, la malattia può causare complicanze a carico del fegato e del sistema nervoso e in rari casi può determinarsi rottura della milza. La malattia inoltre può assumere raramente un andamento cronico. Il virus rimane latente nell’organismo e non viene mai del tutto eliminato. Anche le più recenti ricerche hanno confermato la capacità del virus di favorire lo sviluppo della sclerosi multipla, di alcuni linfomi e di alcuni tumori del naso e della gola.

 Finalmente però ci sono dei vaccini in fase di sperimentazione. Uno studio è stato condotto su topi da ricercatori australiani in collaborazione con l’azienda americana Elicio Therapeutics e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Il vaccino è capace di indurre anticorpi potenti e cellule immunitarie EBV-specifiche. Si è dimostrato in grado di indurre un’immunità che ha permesso di controllare dei tumori associati al virus e la crescita tumorale in modelli animali di linfoma. Anche Moderna e l’NIH americano hanno avviato due studi clinici di fase I per studiare la sicurezza e la capacità di stimolare la risposta immunitaria di due differenti vaccini. Tutte le formulazioni in sperimentazione sono capaci di evocare: sia la produzione di anticorpi, sia la risposta immunitaria da cellule T. I tentativi in corso sono finalizzati a evocare una risposta immunitaria che, fin dallo stadio precoce, possa evitare che il virus di Epstein-Barr infetti i linfociti B e in tal modo gli impedisca di causare patologie secondarie, come quelle che si determinano quando i linfociti B causano infiammazione a livello cerebrale.

Sclerosi multipla

La sclerosi multipla è caratterizzata da aree diffuse di demielinizzazione nell’encefalo e nel midollo spinale. I sintomi più frequenti consistono in anomalie visive e oculomotorie, parestesie, debolezza, spasticità, disturbi urinari e leggeri deficit cognitivi. Tipicamente, i deficit neurologici sono multipli, con un decorso caratterizzato da remissioni e riacutizzazioni che gradualmente provocano disabilità. In Italia circa 137.000 persone sono affette datale patologie che in grande maggioranza sono affette dalla forma recidivante-remittente. La patogenesi coinvolge un meccanismo immunologico. Nel corso di molti anni sono stati raccolti dati che attestano che un’infezione provocata da un virus latente, e soprattutto dal virus di Epstein-Barr, possa indurre una risposta autoimmune secondaria. La presenza di aplodipi HLA(HLA-DR2) suggerisce una predisposizione genetica. Un recente studio condotto nel Karolinska Institutet non solo ha confermato queste teorie, ma ha anche approfondito i meccanismi sottostanti. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances. Ha evidenziato che gli anticorpi diretti contro una proteina chiamata EBNA1 presente nel virus Epstein-Barr possono anche legarsi a una proteina simile nel cervello e nel midollo spinale denominata CRYAB. Questa ha il ruolo di prevenire l’aggregazione delle proteine durante uno stress cellulare, quale è l’infiammazione. Quindi questi anticorpi cross- reattivi possono erroneamente danneggiare il sistema nervoso. Lo studio ha dimostrato la presenza di questi anticorpi in circa il 23% dei 700 pazienti arruolati, affetti da sclerosi multipla.  

Recentemente un nuovo farmaco è stato proposto nel trattamento di questa insidiosissima patologia. L’ozanimod si è dimostrato efficace nel rallentare la perdita di tessuto cerebrale e del conseguente deterioramento cognitivo, in misura molto più efficace rispetto a terapie usate precedentemente. Sono stati presentati i dati di 13 diversi abstracts nel recente Congresso del Comitato Europeo per il Trattamento e la Ricerca sulla Sclerosi multipla (ECTRIMS). Il farmaco è un modulatore del recettore della sfingosina-1-fosfato, che si lega selettivamente ai sottotipi 1 e 5 di tale recettore. 

Una terapia con cellule staminali può rallentare in modo sicuro la progressione della sclerosi multipla recidivante-remittente. E’ quanto emerge anche da uno studio dell’Università di Upssala, pubblicato su Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry. Inoltre: la rivista Cell Stem Cell ha pubblicato recentemente uno studio di fase 1 realizzato dall’Ircss Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo, in collaborazione con l’Università di Cambridge e con l’Università di Milano-Bicocca. Le cellule sono state ottenute da un aborto spontaneo, in modo da evitare problemi etici. Infine: studiosi delle Università di Cambridge, Boston  e Madrid hanno realizzato un probiotico in grado di bloccare il meccanismo autoimmune. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature. Il probiotico sopprime l’autoimmunità delle cellule T, attraverso l’attivazione delle cellule dendritiche. La terapia a base di batteri modificati è stata finora condotta su modelli murini.

Linfomi

Un recente studio, condotto da un team di ricercatori della Università La Sapienza di Roma, e pubblicato sulla rivista Blood, ha evidenziato che la proteina virale EBNA2, codificata dal virus di Epstein-Barr, riduce nelle cellule tumorali l’espressione della proteina ICOSL. E’questa una molecola cruciale, sia per il riconoscimento della cellula tumorale da parte del sistema immunitario, sia per la generazione di anticorpi antivirali efficienti. E’stato quindi chiarito come il virus di Epstein-Barr usi una delle sue proteine più importanti per compromettere la risposta immunitaria contro le cellule tumorali nelle quali si trova. Praticamente virus e cellula tumorale sfuggono al controllo immunitario, riducendo l’espressione della proteina ICOSL, tramite un aumento di microRNA-24. Si apre quindi la prospettiva di dover inibire l’attività del microRNA-24, per ristabilire l’espressione della proteina ICOSL sulla cellula tumorale, rendendola riconoscibile da parte del sistema immunitario.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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