Medici: stanchi, insoddisfatti e poco pagati

Medici: stanchi, insoddisfatti e poco pagati

4 Ottobre 2023 di: Angelo Milazzo 0

Una recentissima indagine condotta su 1169 medici italiani ha confermato il crescente stato di disagio e di insoddisfazione in cui versa un numero sempre maggiore di colleghi.
I medici guadagnano in media 60 mila euro lordi l’anno. I medici di medicina generale incassano di più, ma devono sostenere spese pari almeno ad un terzo dei propri emolumenti. Rimangono decisamente penalizzate le donne, che guadagnano in media 20 mila euro meno degli uomini. Risultano penalizzati anche i giovani, che registrano una media di appena 45 mila euro l’anno.

Bonus e incentivi costituiscono appena il 10% del compenso totale dei medici. Sono scarse le altre opportunità di guadagno integrativo: altri 6 mila euro l’anno. Solo il 26% lavora in altri ambiti medici; una minoranza fa guardie e ore aggiuntive. La quasi totalità dei medici ritiene di non essere pagato abbastanza. Secondo una percentuale altissima, lavorare per la sanità pubblica è diventato sempre più difficile. Diventano sempre più frequenti i pensionamenti anticipati. La percentuale dei colleghi che pensa di lavorare maggiormente per il privato è in crescita. A differenza del passato, una consistente percentuale di medici pensa di mettersi in proprio. In crescita rispetto al 2020 anche la percentuale di medici che desidera o sta pensando di andare a lavorare all’estero. Salgono le preferenze per la Svizzera, mentre scendono quelle per il Regno Unito. Tra i medici dipendenti, il 73% paga l’assicurazione per la responsabilità civile di tasca propria; un ulteriore 15% la paga parzialmente. Tale copertura grava sulla tasca dei medici, in media, 1500 euro. Il 77% dei colleghi ha registrato una significativa diminuzione del potere d’acquisto, rispetto all’anno 2021. Una percentuale analoga si dichiara convinta che la situazione non migliorerà nei prossimi due anni. Il 57% afferma che sono aumentate le ore di lavoro individuali e che sono stati ripristinati o aumentati i turni. Soltanto nel 27% dei casi c’è stata assunzione di nuovo personale.

La maggiore fonte di gratificazione rimane il rapporto con i pazienti, nonostante gli insulti e le aggressioni restino sempre troppo frequenti. Tra le altre soddisfazioni, vengono indicate il piacere di poter fare diagnosi e terapia. Inoltre la professione continua a godere, nonostante tutto, di considerazione sociale e rimane fra le più ambite tra i giovani. Se fino al 2020 la burocrazia rappresentava l’ostacolo principale per i medici, adesso almeno il 35% dichiara che è la mancanza di personale il problema più grave per lo svolgimento della professione. 

Rispetto al 2020 è in netta crescita chi utilizza strumenti di telemedicina e ne è soddisfatto. Il 20% prevede di estendere la telemedicina alla teleconsultazione, mentre un ulteriore 38% ci sta pensando. In controtendenza sembrano i medici di Medicina Generale, che sono sempre più stressati dalla messagistica dei pazienti, abitudine acquisita durante l’epidemia di Covid. Rispetto ad analoga indagine del 2020, coloro che rifarebbero la scelta di fare medicina sono calati di 12 punti in percentuale. Adesso solo il 60% rifarebbe il medico. Solo il 34% sarebbe felice se i propri figli scegliessero di fare medicina. Soltanto nel 34% dei colleghi è rimasta elevata la spinta a crescere professionalmente. 

Burnout

Sempre più spesso, da situazioni di stanchezza e di sconforto, i medici cadono in condizioni di vero e proprio “esaurimento”, denominato: burn-out. Il burnout è una sindrome di disagio psico-fisico che colpisce soprattutto le professioni che comportano relazioni che vivono una situazione di disagio e sofferenza. Sono le cosiddette professioni “di aiuto”, e quindi, innanzitutto: medici e infermieri. Il problema è anche sociale. Dipende dal contesto lavorativo, dalle modalità con cui le persone interagiscono, e da come il medico ricopre la propria mansione. Può coinvolgere un’intera struttura organizzativa. I principali fattori che possono contribuire sono: eccessivo carico di lavoro, monotonia delle attività lavorative, richieste non pertinenti il proprio ruolo, cattiva organizzazione del lavoro e, in particolare, del personale. Intervengono fattori personali: l’introversione, la tendenza a porsi obbiettivi non realistici, il sentirsi indispensabili, ecc. 

I sintomi possono essere sia di tipo fisico che psichico. Il medico può sentirsi stanco, esaurito, prova sensazione di fallimento, perdita di interessi. Si possono aggiungere sintomi quali: insonnia, vertigini, inappetenza, crisi di ansia, problemi gastrointestinali. Se si verificano anche aggressioni, anche solo verbali e psicologiche, si possono determinare anche situazioni di sindrome da stress post-traumatico. Il fenomeno del burnout interessa trasversalmente colleghi che lavorano con i malati cronici (soprattutto oncologici), ma anche medici che affrontano patologie acute e soprattutto urgenze e emergenze. Nei reparti di Terapia intensiva almeno il 40% dei medici incorre nella fenomenologia del burnout. Per quanto riguarda i medici di Medicina Generale, il 30-40% soffre di burnout a un livello tale da influenzare le prestazioni professionali. Secondo dati della Fnomceo, il 90% dei medici di famiglia si dichiara stressato.
Riassumendo, le tre dimensioni tipiche del burnout sono:

  • esaurimento emozionale: i colleghi si sentono esausti sia a livello emozionale che fisico;
  • depersonalizzazione: si verifica un distacco nei confronti del lavoro e delle persone;
  • riduzione delle capacità personali: si verifica la sensazione di non essere più in grado di aiutare colleghi e pazienti. 

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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