Angelo Milazzo
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
La “Giornata Mondiale dell’Obesità”, istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, ricorre il 4 marzo in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni e associazioni con l’obbiettivo molto ambizioso di invertire la crisi globale rappresentata dall’obesità (globesity). La Giornata si prefigge lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e di incoraggiare la lotta all’obesità, lottando contro discriminazioni, pregiudizi e stigmatizzazioni. Nel nostro pianeta un miliardo di persone, cioè una su sette, convive con l’obesità. Viene stimato che nel 2035 le persone obese saranno almeno 2 miliardi, ovvero uno su quattro/cinque. In Italia sono 6 milioni le persone con obesità, circa il 12% della popolazione adulta. Ma, le persone con “semplice” sovrappeso sono più di 25 milioni, ossia quasi la metà della popolazione. Oltre il 26% di bambini e adolescenti è in sovrappeso o in franca obesità, con punte del 32% nelle regioni del Sud. La situazione è paradossale perché circa la metà dei genitori di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che i propri figli siano sotto/normo peso e chiedono, spesso, addirittura, ai pediatri integratori e farmaci “ricostituenti”. Molto significativi sono i contenuti di un film attualmente nella sale e candidato a tre premi Oscar, “The Whale”, che descrive i drammi di un “grande obeso”.
Bisogna iniziare dalle scuole per promuovere una corretta e sana alimentazione e per contrastare la sedentarietà. Se la società tutta non affronta il tema dell’obesità, la spesa medica per il trattamento delle malattie che ne deriva finirà per condizionare le generazioni future, con conseguenze tragiche sul sistema sanitario e sulla nostra società. Non trattata, l’obesità è responsabile di una percentuale significativa di malattie non trasmissibili, tra cui malattie cardiovascolari, diabete, malattie del fegato, e molti tipi di cancro. La pandemia di Covid ha evidenziato come l’eccesso di peso sia stato un importantissimo fattore di rischio per necessità di ricovero ospedaliero, in particolare nelle terapie intensive.
È ormai necessario un approccio multidisciplinare per combattere l’obesità, che non va più considerata come una condizione dell’individuo, ma come una vera e propria malattia cronica, che richiede una gestione di lungo termine, e non una semplice responsabilità del singolo. Disapprovazione sociale e discriminazione non aiutano nelle cure e nei trattamenti dell’obesità
I farmaci
Molto recentemente c’è stato da parte della comunità scientifica un certo “sdoganamento” dell’utilizzo di farmaci. In un precedente articolo ho riferito di farmaci già approvati dall’FDA. Ma, in atto, in Italia sono solo tre i principi attivi approvati per il trattamento dell’obesità: Orlistat, Naltrexone/Bupropione, Liraglutide. Secondo le più recenti linee guida, possono essere utilizzati a partire dai 12 anni di età.
L’ Orlistat è un farmaco che agisce inibendo la lipasi pancreatica e quindi riducendo l’assorbimento dei grassi alimentari, che sono quindi almeno in parte eliminati con le feci. Il farmaco, associato ad una dieta moderatamente ipocalorica, deve essere assunto prima, durante o fino ad un’ora dopo ogni pasto principale.
L’associazione Naltrexone/Bupropione agisce a livello del sistema nervoso centrale. Il farmaco riduce l’appetito rendendo più facile seguire una dieta ipocalorica. La dose deve essere aumentata nel corso di 4 settimane, da 1 a 3 compresse al giorno. La terapia deve essere condotta sotto attenta supervisione del medico, perché gli eventi avversi possono essere rilevanti. Se dopo un mese non è stato perso almeno il 5% del peso iniziale, il farmaco deve essere sospeso.
La Liraglutide è in grado di “mimare” l’azione di un ormone prodotto dall’organismo chiamato GLP-1 che controlla la glicemia, soprattutto dopo i pasti. Il farmaco comporta diminuzione dell’appetito, l’aumento delle sensazioni di pienezza e sazietà e, conseguentemente, la riduzione del desiderio di mangiare. Il farmaco va somministrato mediante iniezione sottocutanea. La dose giornaliera può variare da 0,6 mg/die, fino ad un massimo di 1,8 mg/die. Il trattamento va interrotto dopo 12 settimane se non si è verificata una riduzione di almeno il 5% del peso corporeo. È stato vietato in Italia l’utilizzo di farmaci anoressizzanti, a causa dei frequenti eventi avversi, soprattutto a livello del sistema nervoso centrale e cardiovascolare.
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
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