Angelo Milazzo
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
Il Long Covid è la “pandemia ombra”. Usa questa definizione l’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, nel giorno scelto per promuovere la Giornata Internazionale di sensibilizzazione sul Long Covid. È questa una condizione invisibile e trascurata, che colpisce circa il 10-20% delle persone che contraggono il Covid. I piani di trattamento “one size fits all” non funzionano per questa sindrome molto complessa, che fa contare oltre 200 sintomi. In tutta l’Europa si stima che almeno 17 milioni di persone abbiano vissuto con gli effetti a lungo termine del Covid, solo nel periodo 2020-2021. La rivista The Lancet definisce il Long Covid come “una condizione multisistemica post- infezione debilitante che compromette le capacità di svolgere attività quotidiane per mesi o per anni”.
Virus “hacker” del DNA
Uno Studio italiano pubblicato su Nature Cell Biology ha dimostrato che Sars-Cov-2, una volta entrato nella cellula, ne dirotta i processi fondamentali. Il virus costringe la cellula a bloccare la produzione di desossinucleotidi, per farle produrre ribonucleotidi, ovvero i “mattoni” che servono a sintetizzare l’RNA del virus. Le cellule quindi non riescono a replicare adeguatamente il proprio DNA e accumulano danni nel proprio genoma. Viene quindi inibita la capacità di riparazione del DNA, con rischi per le cellule di invecchiamento e degenerazione, con meccanismi che possono contribuire a determinare patologie croniche o, addirittura, neoplastiche. La degenerazione delle cellule evoca la produzione di citochine infiammatorie. Nello stesso Studio hanno dimostrato che fornendo desossinucleotidi alle cellule infettate è possibile ridurre i danni al DNA e abbattere i livelli di infiammazione.
Disturbi funzionali
L’87% dei soggetti affetti da questa sindrome accusa, tra gli altri sintomi, disturbi gastrici. L’80% delle persone affette soffre di insonnia. Uno Studio che ha coinvolto 20 prestigiosi Centri di Ricerca, tra i quali l’Einstein College di New York, ha dimostrato che un cocktail di Arginina e vitamina C sia in grado di migliorare la percezione dei sintomi. Nello Studio sono stati coinvolti 1390 pazienti con Long Covid e sono stati divisi in due gruppi: il primo ha ricevuto una combinazione multivitaminica generica e un secondo ha ricevuto il mix di Arginina e Vitamina C liposomiale. Dopo 30 giorni ben nell’87% dei pazienti a cui è stato dato il mix di Arginina e Vitamina C i disturbi gastrici hanno subito remissione. Il sintomo insonnia è risultato essere assente nell’80% dei soggetti dopo il cocktail Arginina con vitamina C. Il gruppo di controllo ha dimostrato remissioni in misura nettamente inferiore. Tra i possibili meccanismi coinvolti nel Long Covid vi è l’alterazione della barriera emato-encefalica soprattutto a livello delle cellule endoteliali e ciò può comportare una disregolazione del sistema neurovegetativo. Questa disfunzione altera il ritmo sonno-veglia con sviluppo dell’insonnia e implicazioni anche a livello gastro-metabolico. L’ Arginina è un aminoacido essenziale che ha molteplici funzioni nella reattività endoteliale, in risposta all’esigenza dei diversi tessuti. Ricercatori belgi hanno dimostrato che praticare l’esercizio fisico nelle prime fasi dei trattamenti può rappresentare una parte cruciale del processo di riabilitazione, sia per aiutare a ricostruire una certa resilienza, sia agendo come antidepressivo.
Patologie cardio-vascolari e gastrointestinali
Secondo uno Studio pubblicato su Jama Health Forum chi ha contratto il virus potrebbe essere a maggior rischio di problemi cardiaci e polmonari e persino a un rischio raddoppiato di morte. Lo Studio ha analizzato durante un periodo di follow-up di 12 mesi: 13435 adulti con Long Covid e 26.870 persone che non avevano contratto il virus. Le persone con Long Covid sono decedute nel 2,8% dei casi, rispetto all’1,2% di mortalità riscontrato nelle persone che non avevano contratto il virus. Lo Studio individua inoltre affaticamento, cefalea e disturbo dell’attenzione come i sintomi più comuni riscontrati nelle persone affette da Long Covid. Inoltre, le persone con Long Covid hanno dimostrato il doppio delle probabilità di aver bisogno di cure per eventi cardiovascolari e 3,64 volte più probabilità di avere un’embolia polmonare. La più ampia revisione sull’argomento è stata condotta su oltre 5.8 milioni di persone nel mondo e realizzata dall’American College of Cardiology. Anche questa imponente metanalisi ha dimostrato una probabilità 2,5 volte maggiore di sviluppare disturbi cardiovascolari nelle persone con Long Covid. Ricercatori hanno esaminato 14 milioni di cartelle cliniche anonime nel database del più grande sistema sanitario integrato degli Stati Uniti. Hanno dimostrato, che: chi ha avuto il Covid ha il 36% di probabilità in più di soffrire a lungo termine di disturbi gastro-intestinali. Tale probabilità, rispetto a chi non ha contratto la malattia, raggiunge il 54% per quanto riguarda l’intestino irritabile e il 47% per quanto riguarda pancreatiti e infiammazioni gastriche.
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
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