Infezioni respiratorie nell’attuale stagione invernale

Infezioni respiratorie nell’attuale stagione invernale

8 Gennaio 2024 di: Angelo Milazzo 0

In un recentissimo aggiornamento epidemiologico, il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha esortato gli Stati membri a rafforzare le campagne di vaccinazione e a prepararsi alla necessità di aumentare la capacità dei reparti di emergenza e delle unità di terapia intensiva, nonché a prendere in considerazione una serie di misure di sanità pubblica per ridurre l’impatto degli agenti patogeni respiratori circolanti quest’inverno. Tutte le segnalazioni indicano quali agenti più comunemente riscontrati: Sars-Cov-2, Virus influenzali, Virus respiratori sinciziali, Metapneumovirus, Mycoplasma pneumoniae. Tutte le autorità sanitarie stanno cercando di recuperare ritardi già accumulati nelle vaccinazioni contro: Virus influenzali, Pneumococchi, Sars-Cov-2. È stato ormai rinviato alla prossima stagione l’utilizzo del vaccino anti RSV, nonché l’utilizzo contro lo stesso virus dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab.

Covid

Secondo lo stesso CDC, ma anche secondo molteplici rilevazioni, in questa prima fase dell’inverno è indubbiamente predominante la diffusione del virus Sars-Cov-2.

In base ai dati di sequenziamento disponibili nella piattaforma nazionale I-CO-GEN, si continua ad osservare una predominanza di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB. Tra questi, la variante EG.5, con diversi sottolignaggi, si conferma ancora ampiamente diffusa. In rapida crescita si rivela la proporzione di sequenziamenti attribuibili alla variante BA.2.86, e in particolare al suo sotto-lignaggio JN.1, anche denominato: Pirola. Molto recentemente anche l’OMS ha ufficialmente classificato la variante JN.1 (denominazione ufficiale Ba.2.86.1.1) come una variante d’interesse (Voi). Le nuove varianti provocano gli stessi sintomi di un’influenza stagionale: febbre, cefalea, rinite, faringodinia, tosse, malessere generale. Nei soggetti anziani o immunocompromessi però l’infezione può determinare quadri clinici gravi. Si valuta che dai 300 decessi settimanali in corso si arriverà ai 400-500 decessi alla settimana. È una situazione allarmante, della quale però media e autorità parlano pochissimo. Forse perché i decessi riguardano soprattutto soggetti in età over-75, di sesso maschile, con una copertura vaccinale incompleta.
Non vi sono più reparti dedicati, ma i singoli casi vengono monitorati e gestiti mediante le apposite “bolle Covid”, isolate dal resto dei pazienti.
Il Gruppo consultivo tecnico dell’OMS sulla composizione del vaccino anti-Covid, nella riunione del 5 Dicembre, ha indicato di mantenere, per il momento, l’attuale composizione dell’antigene del vaccino anti-Covid, ovvero: XBB.1.5 monovalente.

La campagna vaccinale ha visto un esordio realmente disastroso. C’è stata estrema carenza nella organizzazione dei centri vaccinali. Adesso si sta cercando di rimediare, mediante l’organizzazione di “open day”, con accesso senza necessità di prenotazione. Inquietante è il fenomeno della “stanchezza vaccinale” che si manifesta tra le persone, ma anche, purtroppo, tra i sanitari.

Altrettanto preoccupante è il fenomeno dello scarso utilizzo di un farmaco come il Paxlovid, molto efficace nel bloccare la replicazione del virus, se utilizzato entro i 5 giorni dall’esordio della sintomatologia. 

Molto recentemente il Ministero della Salute, considerando l’attuale intensa circolazione di virus respiratori, ha ribadito e rafforzato la raccomandazione di effettuare i tamponi ai pazienti sintomatici per il Covid in entrata in ospedali e pronto-soccorsi, e di effettuare test anche per altri virus respiratori. In pratica, però, oltre ai test per Sars-Cov-2, la grande maggioranza delle strutture sanitarie è sfornita di test per identificare gli altri virus indicati nella circolare: Virus respiratorio sinciziale, Rhinovirus, Virus parainfluenzali, Adenovirus, Metapneumovirus, Bocavirus e altri Coronavirus umani diversi dal SARS-COV-2. Comunque, anche per il Sars-Cov-2 finora i tamponi sono stati quasi sempre effettuati in modalità “fai da te” e il loro esito raramente è stato comunicato agli organismi sanitari.  

Nessuna indicazione è sinora arrivata nei riguardi di: isolamenti e uso di mascherine. Tale raccomandazione è stata invece emanata dai CDC statunitensi. Molti ospedali e centri sanitari americani stanno già implementando l’uso delle mascherine per pazienti e visitatori. 

Mycoplasmi

Il Mycoplasma Pneumoniae è un batterio che causa frequentemente nell’uomo infezioni del tratto respiratorio, in particolare durante l’infanzia. Sebbene le infezioni siano generalmente lievi e autolimitanti, i pazienti di tutte le età possono sviluppare forme di polmoniti. Si stima che causi globalmente tra il 10 e il 20% di tutte le polmoniti. La tosse e la letargia potrebbero essere considerati due sintomi tipici delle polmoniti da Mycoplasma Pneumoniae.

I Micoplasmi sono privi di parete batterica. Quindi contro di loro non agiscono i più comuni antibiotici, tipo amoxicillina e cefalosporine. Bisogna quindi ricorrere all’utilizzo dei macrolidi. Specialmente negli adulti, si possono utilizzare anche chinolonici e tetracicline. Purtroppo i macrolidi inducono frequentemente antibiotico-resistenza. Soprattutto l’Azitromicina ha dimostrato perdita di efficacia nei confronti dei Micoplasmi. Il Mycoplasma Pneumoniae può essere presente contemporaneamente con altri patogeni, in particolari con virus respiratori. Queste co-infezioni sostenute da più patogeni possono determinare quadri clinici più impegnativi. 

Nel nostro Paese finora la diffusione di questo tipo di infezione non è stata così massiva come invece è avvenuto in Cina e, in misura minore, in Francia, Irlanda, Paesi Bassi e Corea del Sud.  

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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