I virus non mollano la presa

I virus non mollano la presa

11 Maggio 2023 di: Angelo Milazzo 0

Nonostante la primavera sia ormai molto inoltrata i virus, ed in particolare quelli che provocano infezioni respiratorie e sindromi influenza-like, manifestano ancora una diffusione molto ampia.

Virus respiratorio sinciziale

Il Virus respiratorio sinciziale (RSV) è un virus a Rna appartenente alla famiglia Pneumoviridae, il cui legame con le cellule ospiti è facilitato da due glicoproteine. All’inizio dell’infezione le cellule dendritiche migrano verso la mucosa delle vie respiratorie e sono le principali cellule a presentare l’antigene. Invece i macrofagi isolati dal tratto respiratorio co-esprimono le glicoproteine RSV di superficie, insieme a markers stimolatori e citochine. In conseguenza di questo, i linfociti di tipo T avviano una risposta finalizzata all’eliminazione del virus. A causa di ciò, le persone anziane che hanno una riduzione della funzionalità dei T linfociti hanno più difficoltà ad eliminare il virus. Nei bambini, la gravità dell’infezione non è correlata solo alla carica virale, ma una parte dei danni è causato dalla stessa risposta infiammatoria. Danni diretti invece si verificano nei neonati e nei lattanti. Negli Usa, ogni hanno vengono ricoverati dai 58000 agli 80000 bambini, sotto i 5 anni d’età. Le precauzioni messe in atto contro il Covid hanno determinato un incremento del numero di individui non immunizzati, che quest’anno sono stati infettati dal virus.

Molto recentemente, l’FDA americano ha approvato il primo vaccino contro il VRS, per la fascia d’età over 60. Secondo l’CDC, ogni anno l’RSV causa negli Usa dai 60 mila ai 120 mila ricoveri, e 6mila-10mila decessi, solo fra gli adulti con età pari o superiore ai 65 anni. Ovviamente l’infezione può essere grave anche in soggetti con patologie polmonari, o cardiache, o con diabete. Anche l’agenzia europea EMA ha raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio dello stesso vaccino, denominato Arexy, che contiene una versione ingegnerizzata di una glicoproteina della superficie di fusione dell’RSV. Questa si è dimostrata come essenziale affinché il virus infetti l’organismo e costituisce il bersaglio principale degli anticorpi generati per combattere l’infezione. Il vaccino contiene anche un “adiuvante” che aiuta a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Il parere dell’EMA si è basato sui dati di uno Studio randomizzato, controllato con placebo, condotto su 25 mila adulti, in 17 Paesi. I risultati hanno dimostrato una protezione stimata dell’83% contro la malattia da RSV, per almeno 6 mesi. Lo stesso vaccino è stato testato in donne gravide, durante la seconda metà della loro gravidanza. Secondo uno Studio pubblicato su New England Journal of Medicine, il vaccino ha dimostrato di poter prevenire nell’82% dei casi le patologie da RSV nei neonati di madri vaccinate, almeno fino ai 6 mesi d’età. La vaccinazione delle madri può rappresentare una valida strategia, fino a quando non saranno condotti studi specifici condotti sui bambini più piccoli, nei quali le infezioni da RSV possono assumere caratteri di gravità. Si vanno inoltre accumulando le evidenze di efficacia nel prevenire le infezioni in neonati e lattanti mediante anche una sola somministrazione di un anticorpo monoclonale: il nirsevimab. Questo dovrebbe essere somministrato in maniera generalizzata, in età neonatale.

Influenza, stagione eccezionale

La stagione influenzale di quest’anno ha avuto caratteristiche particolari. È iniziata all’inizio di ottobre, per poi continuare per tutta la stagione invernale, e persistere per tutta la primavera. Mai una tale persistenza era stata descritta. Si pensa abbia già colpito almeno 15 milioni si persone. Sono stati massicciamente colpiti anche i bambini più piccoli, che non avevano sviluppato memoria immunologica per tutto il periodo della pandemia da Covid.
L’influenza non è sempre una patologia leggera. Ad esempio, il rischio di avere un attacco cardiaco aumenta di ben sei volte nella settimana subito successiva a un’influenza. Lo studio che ha confermato ancora una volta tale legame è stato condotto sotto la direzione dello Julius Center di Utrecht. Gli autori hanno sottolineato che è ormai noto che il virus dell’influenza aumenti la coagulazione. Questa condizione, unita all’infiammazione causata dalla risposta del sistema immunitario contro il virus, può favorire una rottura delle placche aterosclerotiche già presenti, causando quindi un coagulo, che a sua volta può causare l’infarto.
Molto recentemente il Ministero ha emanato una circolare che programma la vaccinazione antinfluenzale per tutta la stagione 2023-2024. La Circolare raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione a partire dall’inizio di ottobre. Raccomanda inoltre di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili, in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche in ritardo rispetto alle date ottimali. Un vaccino universale contro tutti i ceppi di virus influenzali potrebbe proteggere contro molte e diverse varianti, e per periodi più lunghi. Per ora gli Studi su questa tipologia di vaccino sono ancora in fase 2. Tale vaccino si basa su nanoparticelle contenenti una forma stabilizzata del fusto dell’emoagglutinina H1 del virus dell’influenza, componente che tende ad essere conservata tra diversi sottotipi di virus. Gli studiosi del National Institute of Allergy and Infectious Diseases hanno dimostrato che il vaccino ha indotto una forte risposta delle cellule B della memoria, che hanno prodotto anticorpi mirati a due regioni facenti parte della zona centrale del fusto H1. Gli anticorpi si sono dimostrati validi nel neutralizzare svariate varianti dei virus influenzali.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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