Gastro e colonscopie: una su quattro è inutile

Gastro e colonscopie: una su quattro è inutile

22 Febbraio 2017 Redazione 0

A lanciare l’allarme la Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige) che lancia un appello affinché venga ristabilita una corretta appropriatezza prescrittiva degli esami endoscopici, istrumenti diagnostici certamente preziosi ma richiesti in numeri esorbitanti e spesso al di fuori delle corrette indicazioni. I numeri forniti dai gastroenterologi sono inequivocabili. Ogni anno vengono effettuate in Italia oltre 1,7 milioni di Egds e di colonscopie, in pratica quasi 29 procedure ogni 1.000 abitanti, quasi tutte per motivi diagnostici (solo l’11,2% rappresenta una proceduta terapeutica). «Un numero enorme di esami che si traduce in una spesa notevole» sottolinea Gerardo Nardone, professore associato di gastroenterologia dell’Università Federico II di Napoli e componente del consiglio direttivo della Sige «calcolando una media di 60 euro a esame endoscopico (può essere fatta solo una stima approssimativa in quanto il costo cambia da regione a regione) si arriva dunque alla ragguardevole cifra 102,7 milioni di euro. Di questa spesa ingente si stima che almeno 30 milioni di euro vadano bruciati per esami inutili. Le cause di questo spreco vanno ricercate in una inadeguata conoscenza delle indicazioni da parte della classe medica, ma spesso anche nella possibilità da parte dei pazienti di prenotare direttamente gli esami attraverso Cup, farmacie, e altri canali senza effettuare prima una visita specialistica». «Due convinzioni assai diffuse, ma purtroppo in gran parte infondate» sottolinea Antonio Craxì presidente della Sige «sono quella che la migliore prevenzione delle malattie si faccia eseguendo periodicamente esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualunque sintomatologia o rischio specifico di malattia, e la seconda che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi, anche quando la condizione è ovvia o la conferma del tutto inutile nel decidere la cura. Ambedue queste convinzioni generano richieste di esami inappropriati, che originano dall’ansia dei pazienti e vengono supportate da un atteggiamento autodifensivo dei medici, e incrementano a dismisura i costi sanitari, anche perché spesso da marginali e innocenti anomalie di rilievo occasionale ha origine la richiesta di ulteriori e inutili approfondimenti. È dunque necessario che medici e pazienti abbiano chiaro il concetto di appropriatezza nella diagnosi e nella prescrizione di cure.

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