Fumo, tra donne e uomini è quasi parità

Fumo, tra donne e uomini è quasi parità

3 Giugno 2017 Redazione 0

Mai come oggi in Italia si è azzerato il divario di genere tra fumatori. Mentre la percentuale maschile di tabagisti diminuisce leggermente rispetto all’anno passato attestandosi al 23,9%, quella femminile cresce fino al 20,8%. Si tratta della differenza minima mai riscontrata. Nel nostre Paese fumano quasi 6 milioni di donne, circa un milione in più rispetto all’anno scorso. A rivelarlo sono i dati presentati a Roma dall’Ossfad (Osservatorio fumo alcol e droga ) del Centro nazionale dipendenza e doping dell’Istituto superiore di sanità, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco. La mappa tracciata dall’Ossfad restituisce un Paese dove i fumatori sono 11,7 milioni, che rappresentano il 22,3% della popolazione (22% nel 2016). Si fuma di più tra i 25 e i 44 anni (28%), mentre nella fascia d’età più giovane, tra i 15 e i 24 anni, fuma il 16,2%. Vengono fumate in media 13,6 sigarette al giorno, con un picco di 14,1 sigarette sul target 45-64 anni. L’età in cui si accende la prima ‘bionda’ è di 17,6 anni per i ragazzi e 18,8 per le ragazze. Il 12,2% dei fumatori ha iniziato a fumare prima dei 15 anni. Il fumo di tabacco infine, ricorda l’Ossfad, rappresenta la principale causa di morte nel nostro Paese: si contano ogni anno dai 70 mila agli 83 mila decessi e oltre il 25% avviene tra i 35 e i 65 anni.

“Abbiamo una situazione completa di stallo – spiega all’AdnKronos Salute Roberta Pacifici, direttore dell’Ossfad – ormai sono 8 anni che la prevalenza dei fumatori sostanzialmente non cambia, però per la prima volta quest’anno troviamo una differenza di genere minima, mai registrata. Mentre negli anni ’70 avevamo un rapporto 1 a 10, ovvero per ogni dieci fumatori avevamo una fumatrice, oggi praticamente abbiamo raggiunto la parità di genere”. I motivi di questo incremento, per Pacifici, sono da ricercare in una ”maggiore sensibilità delle donne alla pubblicità, e di pubblicità indiretta – osserva – purtroppo ne abbiamo molta. I nostri dati ci indicano che sono aumentate le ragazze che iniziano a fumare tra i 15 e i 24 anni d’eà, e sono diminuite le donne che hanno smesso, nella fascia di età tipica della cessazione che è tra i 40 e i 50 anni”. “L’educazione a corretti stili di vita e la comunicazione sono strumenti centrali – sostiene Pacifici – abbiamo dati positivi rispetto alle avvertenze sanitarie che sono state recentemente aggiunte sui pacchetti di sigarette. I pittogrammi hanno riscosso una riflessione sugli effetti negativi di questa dipendenza, tanto che oltre il 36% di fumatori ha dichiarato di aver rinunciato ad accendere una sigaretta in virtù delle immagini presentate sui pacchetti. Positivo poi il fatto che quasi il 20% dei fumatori ha trovato degli stratagemmi per nascondere i pittogrammi. Questo significa che non c’è indifferenza verso queste immagini”. L’indagine dell’Iss ha confermato inoltre che i divieti legislativi hanno avuto un impatto significativo non solo sul consumo, ma anche più in generale culturale. Soltanto il 3,8% dei non fumatori ha dichiarato di aver viaggiato in auto con un fumatore che ha fumato nell’abitacolo in presenza di bambini o donne in gravidanza e soltanto un italiano su 10 consente ai propri ospiti di accendersi una sigaretta in casa. “La legge ha funzionato benissimo e grazie agli italiani continua a funzionare – sottolinea Girolamo Sirchia, firmatario della Legge antifumo del 2003 che prende il suo nome – Questo rappresenta un primo passo contro l’azione delle multinazionali del fumo, che è continua”. “Ci vorrebbe una controazione istituzionale che non c’è – denuncia Sirchia – per un motivo molto semplice: si consente una pubblicità indiretta, nei film al cinema, nelle fiction, dove si continua a fumare. L’altro elemento è politico, e mette sul tavolo un numero di posti di lavoro nell’agricoltura e nella distribuzione che raggiunge le 200 mila unità. Questo spauracchio spaventa le istituzioni e fa sì che anche quando si varano, le leggi non vengano sempre applicate, come ad esempio quella recente che dovrebbe sanzionare chi getta mozziconi in giro”. “In Italia siamo ancora in una situazione media nella lotta al fumo – evidenzia il presidente dell’Iss Walter Ricciardi – abbiamo leggermente migliorato rispetto all’anno scorso, siamo passati dal 15.esimo al 13.esimo posto, ma dobbiamo ancora fare molto. Per esempio, un’azione fondamentale, oltre a quelle che stiamo già mettendo in campo, è l’aumento del prezzo delle sigarette, che è ancora tropo basso in Italia. Rispetto alla Gran Bretagna – ricorda – è circa la metà, e l’aumento è il primo mezzo per contrastare l’iniziazione e incentivare la cessazione”. “Giornate come quella di oggi – ribadisce Ricciardi – sono importanti soprattutto per il coinvolgimento dei giovani. Non dobbiamo dire ai ragazzi le solite cose, come ‘non fumare’, ma dobbiamo cercare di farli ragionare e farli partecipare attivamente, come stiamo facendo nel progetto alternanza scuola-lavoro. I giovani devono poter scegliere in maniera informata”.

Autore

Redazione

Your email address will not be published. Required fields are marked *