Esce il film che racconta un trapianto

Esce il film che racconta un trapianto

26 Gennaio 2017 di: Nuccio Sciacca 0

L’alba, il mare agitato, tre giovani surfisti. Qualche ora dopo, sulla strada verso casa, l’incidente. Ormai attaccata alle macchine di un ospedale di Le Havre, la vita di Simon è solo un’illusione. Nel frattempo a Parigi, una donna aspetta il trapianto provvidenziale che potrà salvarle la vita. Inizia così il film “RIPARARE I VIVENTI” che, tratto dall’omonimo best seller dell’autrice Maylis de Kerangal (edito da Feltrinelli)  e  diretto dalla regista Katell Quillévéré, uscirà nelle sale italiane il prossimo 26 gennaio, dopo essere stato selezionato in concorso a Venezia e a Toronto. “Il trapianto di un cuore da una persona ad un’altra – ha affermato Katell Quillévéré -, oltre alla drammaticità del gesto, pone una serie di interrogativi di natura scientifica, medica e filosofica. Sono sempre stata affascinata dagli elementi contrapposti, da un lato il progresso della medicina moderna e le tecniche sempre più sofisticate di intervento sul corpo umano e dall’altro una questione vecchia come il mondo: cos’è la morte, dove finisce la vita e in quali parti del nostro corpo è simbolicamente collocata…”.
Il film si svolge in sostanza nell’arco di 24 ore, è ambientato per la maggior parte del tempo in ospedale.
“Io e il co-sceneggiatore Gilles Taurad – ha continuato  la regista – abbiamo passato molto tempo in ospedale e incontrato tanti professionisti. Abbiamo anche assistito ad un trapianto cardiaco, cosi come Dominique Blanc, Karim Leklou e tutti gli attori che hanno preso parte all’intervento chirurgico compreso il capo operatore. Le scene del blocco operatorio sono estremamente veritiere sui gesti, sulla sequenza delle operazioni. Era essenziale, perché risultasse credibile, che il film rappresentasse in modo verosimile i gesti dei medici”. “Raccontare quest’operazione in modo molto esplicito  – ha spiegato – era una sfida forte del romanzo. Ed è anche il centro del mio progetto, perché speravo che in quel punto del film tutte le cose che ci hanno fatto affezionare ai personaggi si concentrassero nella tecnicità e nella competenza di quei professionisti che hanno la vita degli altri tra le mani”. “C’è sempre una sensazione di trasgressione quando guardi sotto la pelle, che è la nostra frontiera naturale, la protezione della nostra identità – ha concluso -. La chirurgia viola quella barriera sacra, seguendo una missione, salvare una vita. È affascinante la sfida di illustrare attraverso queste immagini, momenti come quelli, quando si è in sospeso tra la vita e la morte, e il profano incontra il sacro”.

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


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