Angelo Milazzo
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
Epatiti pediatriche
Sars-Cov-2 non è il diretto responsabile dell’epidemia di epatite “misteriosa” che ha colpito molti bambini di almeno 35 Paesi, causando un paio di migliaia di casi ed almeno 22 decessi. Il Covid però lascia in molti bambini un certo stato di immunodepressione, che favorisce l’insorgenza di molte patologie, non direttamente correlate alla malattia. Molto recentemente alcuni scienziati hanno individuato un virus solitamente innocuo come principale agente dell’insolita infezione.
Autorevoli studi sono infatti arrivati alla conclusione che il Virus Adeno-associato 2 (AAV2) sembra svolgere un “ruolo significativo”. Questo virus normalmente non causa alcuna malattia, non può replicarsi senza un agente patogeno che lo aiuti. in questo caso il virus adiuvante è un adenovirus, che di solito causa soltanto sintomi lievi di flogosi delle prime vie aeree. La circolazione degli adenovirus è aumentata, in linea con questa epidemia di epatiti “misteriose”. L’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito e numerosi ricercatori ritengono che la doppia infezione con questi due virus possa fornire la migliore spiegazione per l’epidemia in atto di epatiti. Gli studi hanno dimostrato che ben il 96% dei bambini con questa epatite aveva livelli elevati di AAV2. Di contro, solo il 4% di giovani e bambini sani risultava positivo al virus AAV2 e, in ogni caso, a livelli molto più bassi. Probabilmente le fasi caratterizzate da lockdown non avevano fatto acquisire memoria immunologica nei confronti di tanti virus. Viceversa il drastico “rompete le righe” attuale ha determinato una circolazione massiva di adenovirus e di altri virus correlati. I soggetti colpiti dall’epatite sono in gran parte di età inferiore a 5 anni. L’esordio è solitamente caratterizzato da diarrea, vomito, dolore addominale, spesso seguito da ittero. Solo in alcuni casi si impone il ricovero, che però nel 40% dei casi avviene in terapia intensiva. Cinquanta casi hanno imposto il trapianto di fegato e 22 casi sono esitati in decessi. Gli studi che hanno portato all’identificazione dell’AAV2 sono stati condotti dall’Università di Glasgow, dal Great Ormond Street Hospital, nonché da autorità sanitarie del Regno Unito. Il sequenziamento di campioni di fegato ha dimostrato che AVV2 era presente, anche all’interno dell’organo. Tutti gli studi hanno escluso presenza di Sars-Cov-2. Nessuno dei bambini ammalati era stato vaccinato contro il Covid. In considerazione dell’ “accoppiata vincente” tra i 2 virus, la presenza di AAV2 potrebbe rappresentare un “biomarcatore utile” di infezione concomitante o recente di adenovirus.
West Nile Fever
La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dall’analogo virus (West Nile Virus – Wnv), appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 nel distretto West Nile. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, più frequentemente del tipo Culex, le cui punture rappresentano il mezzo di gran lunga più frequente di trasmissione all’uomo. La malattia non si trasmette per contagio inter-umano. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini. Usutu è un virus molto affine al West Nile. È di origine africana, e viene anch’esso trasmesso dalle zanzare. Finora in Italia in questa stagione è stato identificato un solo caso peraltro asintomatico. Il periodo di incubazione, dal momento della puntura, varia tra i 2 e i 14 giorni. Nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica. In circa il 20% dei casi si manifesta con febbre, cefalea, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee.
Nei bambini solitamente la sintomatologia è sfumata. Negli anziani e nelle persone fragili invece la sintomatologia può essere grave: febbre elevata, cefalea intensa, astenia, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni. Alcuni disturbi neurologici possono rimanere permanenti. Nei casi più gravi il virus può causare un’encefalite letale. In Italia abbiamo già registrato 7 decessi. La diagnosi viene confermata dalla ricerca degli anticorpi specifici, del tipo IgM. Attualmente, i casi confermati in Italia sono oltre il centinaio, di questi oltre la metà si sono manifestati nella forma neuro-invasiva. Non esiste ancora un vaccino contro il virus West Nile. Le terapie sono sintomatiche. L’unica prevenzione efficace consiste nel ridurre l’esposizione alle punture elle zanzare, mediante repellenti, zanzariere, evitando qualsiasi situazione di acqua stagnante. I cambiamenti climatici favoriscono la diffusione delle zanzare e, di conseguenza, di tutte le patologie che sono in grado di trasmettere.
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
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