Come è noto il medico di medicina generale e’ garanzia di accesso al sistema sanitario in tutte le sue articolazioni territoriali o di ricoveri ospedalieri. A questo medico si attribuisce anche una definizione che ne accentua la peculiarità, come di ausilio speciale per i cittadini, perché lo si chiama ” medico di famiglia”. Ciò comporta che sia un professionista che conosce la storia personale del suo paziente, ma anche il contesto familiare, comunque il suo ambiente di vita e di lavoro. La medicina narrativa, nonché la medicina personalizzata, dovrebbe avere in questo presidio la sua origine e qualità. Non sfugge a nessuno, però, e innanzi tutto ai medici stessi, che occorre ridefinire l’organizzazione della medicina territoriale. Anche il medico di famiglia si sente stretto nelle maglie contrattuali della Convenzione, che determina la distribuzione di tempi assistenziali. Spesso non sono congrui per quella indispensabile attività , propria dell’atto medico, di dedicarsi attraverso la conoscenza narrata e continuamente aggiornata dell’anamnesi per suggerire e scegliere la terapia più appropriata quando serve, ma anche azioni di prevenzione, indispensabili per mantenere la salute o, comunque, ridurre fattori di rischio. E che dire se il medico si sente non solo proporre ma addirittura pretendere prescrizioni da parte del suo cliente? L’osservazione della persona, nella postura, nel sembiante, quanti suggerimenti offre all’occhio clinico del medico? Una più diffusa estensione degli orari, anche attraverso l’associazione o gruppi organizzati di varia natura giuridica, possono utilmente avvicinare i cittadini, rassicurandoli con una presenza, che suscita fiducia e quindi affidamento per quelle richieste che spesso sfociano nel ricorrere ai Pronto Soccorso. Il Podologo e ‘ certamente un alleato del medico di famiglia che ha individuato nel bambino difetti di deambulazione; nel diabetico e nel paziente con problematiche vascolari problematiche di alterazioni di pressione plantare, un altro suo ruolo importante e nel paziente geriatrico ( fragile) che, se non cammina, rischia con l’immobilità o le cadute da insicurezza deambulativa . A maggior ragione il medico che cura una persona diabetica, avvalendosi di un Podologo, può evitare al suo paziente qualche ricovero ospedaliero inappropriato, quando non addirittura una amputazione, con quanto ne consegue come danno permanente alla persona e costi al sistema sanitario. Questo argomento mi consente una sottolineatura riguardo alla importanza, spesso trascurata, della prevenzione rispetto alla cura. Probabilmente si sarebbe istaurato un rapporto più facile medico paziente nel momento in cui al cittadino sembra di non trovare il riscontro sperato, perché non ottiene prescrizione di farmaci o di invio a specialisti. Se la ” narrazione ” fosse una abitudine consolidata, il cittadino attribuirebbe a consigli di prevenzione o di diagnosi ‘preventive’ non eccessive (la Tac quando basterebbe una radiografia) il valore che meritano, con evidente vantaggio: non liste d’attesa e consumismo sanitario. E, di non poco conto, anche una fiducia riposta nel medico che non deve ricorrere alla “medicina difensiva”. Naturalmente questa descrizione di relazioni positive fra medico e cittadini e reciprocamente con il sistema sanitario sarebbe agevolata se, finalmente, anche la informatizzazione della ” storia” del paziente consentisse un agevole scambio di informazioni fra i diversi attori, che sono dedicati alla tutela della salute dei cittadini. Circuitale le informazioni e impedire che sia Il cittadino ( magari incapace) o i familiari o gli operatori sociali ad essere i fattorini da sportello a sportello, renderebbe il sistema dei servizi una vera protezione della salute e della dignità delle persone. Non posso, però, concludere questa breve riflessione senza sottolineare la necessità- non solo opportunità- di integrazione fra operatori in proficua interdisciplinarità- perché in una specie di reciproco positivo controllo ci si fonda sulla evidenza delle scelte terapeutiche ( evidence based medicine) di e quindi sugli esiti ( out come) . I PDTA che integrano i Lea sono linee guida che sostengono la responsabilità dei professionisti che, ultimamente, hanno trovato nella legge Gelli un valido sostegno.