ECM, positivo il bilancio di fine anno

ECM, positivo il bilancio di fine anno

28 Dicembre 2017 Redazione 0
«La notizia non è che si aggiorna solo il 54% dei medici ma che, rispetto al triennio 2011-2013, si aggiorna il 20% dei medici in più. E, finito il 2017, i dati consolidati potrebbero essere persino migliori. Parliamo infatti del triennio formativo 2014-16 concluso l’anno scorso e, come si ricorderà, è stato dato tutto quest’anno come proroga per sanare fino al 50% del debito non solo ai medici e agli odontoiatri, questi ultimi a loro volta perfettamente in linea quanto a percentuali, ma a tutte le professioni sanitarie». Sergio Bovenga Segretario della Federazione degli Ordini dei Medici è abbastanza soddisfatto dei numeri elaborati nel portale di gestione anagrafica delle professioni sanitarie CoGeAPS sulla formazione continua dei sanitari. Alcune testate hanno evidenziato che quasi metà di medici e dentisti non aveva raggiunto i 150 crediti in tre anni necessari per completare il fabbisogno, a differenza di categorie come gli avvocati dove ha fatto “bingo” l’82%, ma Bovenga rovescia il ragionamento. «Parliamo di un 54% di medici che si sono certificati già nell’ultimo triennio e questo dato è destinato a migliorare quando si aggiorneranno i professionisti che hanno utilizzato il 2017 per recuperare. Una performance soddisfacente, specie se si tiene conto del trend sempre più positivo degli ultimi dieci anni. Però – avverte Bovenga – l’Ecm non comprende tutto l’aggiornamento del professionista sanitario, spesso ne è una parte, sia pure consistente, perché medici e soprattutto dentisti liberi professionisti si aggiornano anche con corsi che non danno crediti e quindi idealmente anche di questi si dovrebbe tener conto nel giudicare i trend. Inoltre, il debito formativo è diverso da un professionista all’altro, per vari motivi. Ci sono gli esonerati, c’è chi ha accumulato nel precedente triennio tanti crediti da avere l’abbuono sul fabbisogno del triennio in esame, e c’è chi ha ottenuto un bonus di 15 crediti per aver partecipato alla sperimentazione sul dossier formativo (che quest’anno dà altri 10 crediti di “sconto” per chi lo programma e 20 negli anni a venire del triennio). Ci sono poi le esenzioni, gravidanze, situazioni che contribuiscono a personalizzare il debito rispetto allo standard di 150 crediti in 3 anni». Vediamo da vicino le cifre dei medici: su 395 mila iscritti agli albi 334 mila sono quelli tra i 27 e i 67 anni, in età lavorativa, tenuti ad aggiornarsi, ma di questi solo 282 mila hanno partecipato ai corsi, e non perché gli altri 50 mila abbiano “marinato”: si tratta in quest’ultimo caso di specializzandi, dottorandi ed esonerati a vario titolo. Dei 282.876 tenuti ad aggiornarsi solo 1747 non hanno ottenuto neanche un credito. Quanto alle sanzioni, «bisogna ricordare che l’obbligo di aggiornamento ha radici giuridiche e deontologiche e pertanto deve essere rispettato. Il mancato rispetto comporta non solo una violazione dei suddetti obblighi ma, soprattutto, si traduce anche in mancate opportunità. Basti pensare che la certificazione della formazione viene ormai valutata anche nelle progressioni di carriera, nella partecipazione ai concorsi, inclusi Inps e Inail, oltre ad essere un requisito indispensabile per esercitare come medico competente. Da ultimo, ma non certo per importanza, bisogna considerare i riflessi del mancato aggiornamento nell’ambito della nuova legge sulla responsabilità professionale». Ma se si svegliasse un Ordine e introducesse “sanzioni somministrate” in autonomia? «Nulla si può escludere. Ma un Ordine può scegliere se usare le norme deontologiche in modo ‘educativo’ o coercitivo, e gli Omceo

hanno un ruolo importante anche nella formazione: non a caso fanno essi stessi formazione accreditata e preferiscono investire risorse economiche ed istituzionali nel favorire l’aggiornamento anziché limitarsi ad inseguire chi non fosse in regola con i crediti. Secondo me questa politica negli anni ha pagato. Rispetto a dieci anni fa i dati di adesione sono molto migliorati».
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