Un articolo di Vincenzo Caruso, medico e giornalista, direttore sanitario dell’ADVS FIDAS fa il punto sull’importante ruolo di chi comunica in un momento di particolare difficoltà per il settore che registra una costante diminuzione del numero di donazioni.
Informare sul dono del sangue e sulle modalità di comunicazione e promozione della donazione del sangue è stato il tema del corso riservato a giornalisti e a medici ed infermieri tenutosi recentemente a Catania, nella sala congressi degli uffici della Presidenza Regionale (palazzo ex ESA), in via Beato Bernardo. Un corso di formazione, accreditato sia dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia – su richiesta della Unione Stampa Cattolica Italiana di Catania (UCSI) – che dal piano di Educazione Continua in Medicina attraverso il provider catanese Parole&Immagini, su proposta della FIDAS Sicilia e con la direzione scientifica della persona responsabile di donatori di sangue ADVS-FIDAS di Catania. Attraverso gli interventi degli autorevoli relatori, durante i lavori del corso, sono stati sottolineati i recenti dati di attività del Centro Regionale Sangue, che hanno documentato nel 2017 un calo delle donazioni di sangue (224.426 nel 2017 contro 225.703 nel 2016, con un calo degli aspiranti donatori del -2,8% e dei donatori periodici del -1,5%) a fronte di un fabbisogno in crescendo e il conseguente ricorso ad aiuti extraregionali in maggiore quantità rispetto ai recenti anni passati (2886 unità di sangue nel 2017, 2645 nel 2016 e 1257 nel 2015). Dati forniti dal dott. Giovanni Garozzo di Ragusa, nel suo ruolo di delegato regionale dei trasfusionisti siciliani (SIMTI), che ha incoraggiato ad investire ogni risorsa possibile nella promozione della donazione di sangue attraverso l’intervento di rete fra associazioni di volontariato e servizi trasfusionali, e la corretta informazione sui benefici e sulla sicurezza del sangue e degli emocomponenti oggi garantita dalle attuali procedure di qualificazione biologica all’avanguardia nel panorama europeo. A rimarcare l’importanza di una corretta informazione e comunicazione della comunicazione del sangue, e soprattutto il ruolo delle Associazioni di volontariato, è stato poi il dott. Feliciano Medeot di Gorizia, vicepresidente nazionale della FIDAS, giornalista ed esperto comunicatore, che ha coinvolto i partecipanti attraverso la presentazione di un video didattico preparato dalla Fidas friulana e l’interazione mediatica con domande a risposte multiple sull’argomento in oggetto.
I due ultimi interventi in programma hanno fatto il punto sul ruolo istituzionale degli uffici stampa di un’azienda sanitaria, e su questo tema il dott. Francesco Santocono, responsabile dell’U.O.S. Comunicazione ed Informazione dell’ARNAS Garibaldi di Catania, ha brillantemente esposto anche il coinvolgimento dell’ARNAS nei programmi di incentivazione della donazione del sangue non solo all’interno dell’azienda ma anche su tutto il territorio provinciale in collaborazione con il Comune di Catania e i giocatori del Catania Calcio; e sull’importanza della donazione di sangue quale punto di forza per una fattiva medicina preventiva nelle diverse fasce d’età dei donatori di sangue. Prendendo come riferimento i dati dei donatori dell’ADVS catanese del 2017 (il 48% nella fascia 30-50 anni, il 37% nella fascia 51-65 anni, il 13,5% nella fascia 18-29 anni e 1,5% nella fascia 66-70 anni) il dott. Vincenzo Caruso ha fatto evidenziare come per la fascia dei nuovi e giovani donatori tra 18 e 29 anni la donazione di sangue rappresenti l’occasione preziosa per un controllo sullo stato di salute perché si “scoprono” anemie (soprattutto carenziali), ipertensioni arteriose, ipercolesterolemie, positività di malattie sessualmente trasmissibili; e come nel donatore periodico viene avviata un’educazione ad uno stile di vita sana, dal punto di vista dell’alimentazione, sull’uso e gli abusi di sostanze e di comportamenti sessuali a rischio; mentre per quanto riguarda le seconde e terze fasce di età (31-65 aa.) che sono quelle a più alto rischio cardio-vascolare, la donazione di sangue periodica , attraverso il monitoraggio dei livelli di colesterolo LDL e le relative terapie, dei livelli pressori e della frequenza cardiaca e, anche se facoltativo e con tutte le riserve del caso, il dosaggio del PSA totale per la prevenzione del Ca prostatico soprattutto nei casi di familiarità, rappresenta una strategia vincente di medicina preventiva e di incentivazione della donazione di sangue nella popolazione ancora titubante o scettica. La periodica donazione ogni 3-6 mesi e il ripetersi degli esami ematochimici, infatti, permettono di instaurare una “relazione d’aiuto” con il donatore che porta ad un personale e attento controllo del proprio stato di salute, del peso, dell’attività fisica praticata, dell’aderenza alle terapie prescritte, etc. etc. Al termine dei lavori è stata sottolineata l’urgenza di aumentare la donazione di sangue specie nei periodi delle ferie, quando statisticamente si ha un calo delle donazioni a fronte di un aumentato fabbisogno, e di “contenere” invece la donazione nell’immediato periodo pre-natalizio per ridurre, in ultima analisi, il numero delle unità di sangue che vanno in scadenza (ricordandosi che i globuli rossi sono emocomponenti “labili” e quindi non più utilizzabili dopo un certo numero di giorni) e di “spostare” le donazioni nel periodo post-natalizio per ottimizzare le risorse e le terapie dei pazienti emopatici.