Angelo Milazzo
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
La variante Omicron è stata presentata da molti organi di informazione come una versione “light”, che scaccerà le varianti “hard” precedenti e che quindi ci condurrà verso la fine della Pandemia. Ancora una volta, chi fa previsioni, rischia di essere clamorosamente smentito dagli eventi. Non è facile distinguere in questo momento i fatti dalle opinioni, i dati dalle supposizioni, le informazioni verificate dalle fake news. Bisogna innanzitutto esaminare i dati e le fonti più autorevoli.
In Italia il 17 gennaio scorso la variante Omicron era già ampiamente predominante, con una prevalenza stimata al 95,8%, con una variabilità regionale tra l’83,3% e il 100%. Il restante 4,2% era rappresentato essenzialmente dalla variante Delta. I dati sono stati elaborati dal Ministero della Salute, dai laboratori regionali e dalla fondazione Kessler. In effetti, la situazione in Italia è tutt’altro che tranquilla. Nelle ultime settimane abbiamo contato 2,7 milioni di soggetti positivi, con una media di 180 mila casi al giorno. La salita della curva sembra essersi arrestata, ma è difficile fare previsioni, vista l’eterogeneità delle situazioni regionali e la differente gravità nelle diverse fasce d’età. L’efficacia delle vaccinazioni è riuscita finora ad ammortizzare l’impatto sugli ospedali ma, in conseguenza dell’immane numero di casi, registriamo già in area medica un tasso di occupazione di circa il 30% e in terapia intensiva un tasso di occupazione intorno al 20%. Gli esperti che collaborano con la Rivista The Lancet prevedono che entro il mese di marzo il contagio avrà interessato almeno una metà della popolazione mondiale, anche se con una percentuale di asintomatici dell’80-90%. L’organizzazione Mondiale della Sanità prevede, sempre entro la fine di marzo, il contagio di almeno il 60% della popolazione europea, e conta almeno 125 milioni di nuovi casi, ogni giorno, nel mondo. La stessa OMS ha elaborato un vademecum contro le fake news e i miti che infestano media e social di tutto il pianeta. Ne riportiamo alcuni esempi.
Mito: Omicron provoca solo una malattia lieve.
Fatto: Omicron può causare anche quadri clinici molto gravi. Il tasso relativamente più basso di ricoveri e decessi finora è in gran parte dovuto alla protezione determinata dalle vaccinazioni, in particolare per i soggetti più vulnerabili.
Mito: poiché Omicron è meno grave, i nostri sistemi sanitari ce la faranno.
Fatto: l’immane numero di contagi ha messo già a durissima prova i sistemi sanitari di tutto il mondo.
Miti: i vaccini non funzionano contro Omicron. Le persone non vaccinate non si ammalano gravemente. Omicron è come un comune raffreddore.
Fatti: I ricoveri riguardano in massima parte soggetti non vaccinati. I non vaccinati corrono un rischio dieci volte superiore di andare a finire in terapia intensiva, di soffrire di sequele e di esiti (long-post Covid), di andare incontro ad exitus.
Mito: l’infezione precedente fornisce immunità persistente.
Fatto: l’immunità da malattia si esaurisce più precocemente rispetto a quella per vaccinazione. Tutti gli ammalati devono vaccinarsi dopo 3 – 4 mesi dalla “guarigione”.
Mito: i booster sono inefficaci, le maschere per il viso sono inutili.
Fatto: le dosi booster, anche eterologhe, si sono dimostrate determinanti nella protezione dalle forme gravi. Le misure di prevenzione, prima tra tutte l’utilizzo di mascherine almeno FFP2, rappresentano sempre mezzi indispensabili di protezione dal contagio.
Mito: Omicron causerà la fine della Pandemia.
Fatto: Non c’è alcuna certezza che si possa rapidamente passare ad una fase endemica. Inoltre la capacità del virus di determinare variazioni molto significative non permette di abbassare la guardia.
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
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