Covid-19, la nuova ondata di contagi ci trova sempre più stanchi e sfiduciati

Covid-19, la nuova ondata di contagi ci trova sempre più stanchi e sfiduciati

11 Luglio 2022 di: Angelo Milazzo 0

I contagi da Covid salgono “vertiginosamente”, pur essendo in gran parte occultati da soggetti che utilizzano i test “fai da te” e poi, se poco sintomatici, non rispettano le norme di isolamento. La variante Omicron 5 è ormai prevalente e riesce ad attaccare benissimo, sia pure non riuscendo a causare quadri clinici severi, spesso anche i soggetti immuni perché vaccinati e/o perché hanno già contratto la malattia. Le conseguenze si vedono già con incrementi significativi dei ricoveri “ordinari” e, in maniera più contenuta, anche nelle terapie intensive. I sintomi di Omicron 5 sono più evidenti di quelli provocati da altre varianti Omicron: mal di gola anche intensi, febbre, rinite, dolori articolari, astenia marcata. Il tasso di mortalità tra i non vaccinati si conferma sette volte superiore, rispetto ai soggetti con ciclo completo di vaccinazione. Il tasso di ospedalizzazione si conferma essere tre volte e mezzo superiore tra i soggetti non vaccinati. Anche fra i bambini i casi gravi risultano due volte più frequenti tra i non vaccinati. Tra questi, vengono segnalati frequenti casi di croup, che possono causare, oltre alla tipica tosse abbaiante, anche difficoltà respiratorie severe. Nei soggetti anziani e/o fragili anche la variante più recente può causare gravi patologie bronco-polmonari.
I contagi da Covid tra gli operatori sanitari erano già aumentati del 325% negli ultimi sei mesi, imponendo l’isolamento di circa 20 mila operatori, con conseguente perdita di oltre 700 mila ore di lavoro, che sono state sottratte all’assistenza dei pazienti. Le assenze per malattia aggravano ulteriormente le carenze di personale, compromettono riposi e ferie. Inoltre le assenze da Covid non sono più equiparate ai ricoveri, e pertanto comportano anche decurtazioni delle retribuzioni. Le dotazioni di personale vengono poi ulteriormente e drammaticamente ridotte dai pensionamenti. Risulta assolutamente necessario abolire tutte le norme che restringono a tutt’oggi le assunzioni di nuovo personale.

Le cose sembra che non vadano molto meglio negli Strati Uniti, dove Medscape ha condotto una ricerca che ha coinvolto 13 mila medici, in maggioranza medici di famiglia e internisti. Circa la metà dei partecipanti ha dichiarato di essere in stato di “burn out” e di aver sofferto un peggioramento della qualità della propria vita. Anche oltreoceano vengono lamentate eccessive incombenze burocratiche. Oltre un terzo dei colleghi ammette di essere ormai esasperato dai rapporti con gli “utenti”. Fra il personale “esaurito”, solo il 10% ha chiesto aiuto psicologico. Il disagio è risultato più grave tra: medici dell’emergenza, rianimatori, medici di famiglia, infettivologi, ostetrici e ginecologi. 

La nuova ondata di contagi trova quindi le nostre difese sguarnite, non solo di anticorpi efficaci, ma anche di personale non ancora stressato, motivato e più giovane. Quindi, nonostante l’acquisto di ventilatori, l’ampliamento di alcuni reparti, le risorse stanziate per l’emergenza il numero di professionisti capaci, la loro performance, il tempo che potranno dedicare a ciascun malato, rischiano di essere fattori in ulteriore netto calo rispetto al periodo pre-pandemico. Aumentano così le probabilità che Servizio Sanitario vada definitivamente in tilt. 

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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