Angelo Milazzo
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
Email: milazzo@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
Il 16 Maggio è stata celebrata la giornata internazionale della Celiachia, giunta quest’anno alla sua ottava edizione. La Celiachia in Italia riguarda 242 mila persone, con un rapporto maschi-femmine di 1 a 2. Secondo i dati anche del nostro Ministero della Salute, la condizione riguarda almeno l’1% di tutta la popolazione. Quindi ci sono almeno 400 mila celiaci in Italia non ancora diagnosticati. Un recente Studio molto ampio e molto accurato su soggetti pediatrici ha rivelato una frequenza di 1 su 60 bambini. Le diagnosi sono notevolmente aumentate, in concomitanza con l’attenuarsi della pandemia. Fortunatamente, nella Legge di Bilancio 2023 è stato previsto un investimento economico per uno screening che identifichi bambini e ragazzi a rischio di sviluppare celiachia. La maggior parte dei casi è facilmente individuabile mediante il semplice dosaggio ematico degli anticorpi, soprattutto IgA, anti-endomisio ed anti-transglutaminasi. Non bisogna però tralasciare il dosaggio delle IgA totali. In alcuni casi risulta ancora necessario eseguire anche biopsia dell’intestino tenue.
La celiachia
La celiachia è un’enteropatia auto-infiammatoria permanente, con tratti di auto-immunità, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è la frazione proteica alcol-solubile di grano, orzo e avena. Questo complesso proteico si trova quindi negli alimenti a base di frumento, importanti nella nostra dieta, quali pane, pasta, pizza, biscotti, snack e farinacei vari. L’ingestione provoca una risposta infiammatoria a livello dell’intestino tenue. La risposta immunitaria genera un’infiammazione cronica che danneggia l’intestino e può condurre all’appiattimento dei villi intestinali. È una condizione multifattoriale, per il cui sviluppo sono obbligatori due fattori: il glutine e la predisposizione genetica.
Se non trattata adeguatamente, la celiachia può portare allo sviluppo di varie patologie, come enteropatia cronica, linfomi, adenocarcinomi, varie forme di cancro intestinale. Le persone con celiachia tendono a sviluppare anche patologie autoimmuni, quali tiroiditi, lupus eritematoso sistemico, diabete di tipo 1, epatiti, vasculiti, artriti, la sindrome di Sjogren.
La dermatite erpetiforme è una malattia della pelle, caratterizzata da eruzione di vescicole e bolle che provocano prurito. In questi pazienti il glutine determina una reazione prevalentemente a livello della cute. La maggior parte delle persone affette rispondono perfettamente a una dieta senza glutine.
Le forme atipiche si possono manifestare con segni e sintomi estremamente vari, quali astenia, anemia, alopecia, aftosi, dolori addominali ricorrenti, vomito, ipertransaminasemia, disturbi del ciclo mestruale, ipostaturalismo, infertilità, poliabortività, osteopenia, osteoporosi, atassia. La celiachia è stata quindi anche descritta anche come “una grande trasformista”. Sono frequenti anche le forme silenti, con assoluta assenza di sintomi, diagnosticate solo in occasione di esami sierologici specifici positivi.
L’unico trattamento possibile per la celiachia è rappresentato da una strettissima e permanente dieta priva di glutine (gluten-free), che permette, nell’arco di mesi, di eliminare i sintomi e di ricostituire i tessuti intestinali. La carne, il pesce, le verdure, il riso, il mais, i legumi, gli ortaggi, le verdure, la frutta, le patate e tanti altri alimenti non contengono glutine e quindi possono tranquillamente far parte della dieta del celiaco. Bisogna considerare però che il glutine può essere “nascosto” in molti cibi, dove viene aggiunto come additivo. Dovrebbe essere quindi obbligatorio apporre sempre l’etichetta “gluten free”, oppure “alimento senza glutine, adatto ai celiaci” in tutti gli alimenti sicuri per i soggetti celiaci.
Gluten sensitivity
Il glutine fa male non solo ai celiaci, ma anche ai soggetti che hanno una “sensibilità al glutine non celiaca”. Questa è una sindrome, distinta dalla celiachia, caratterizzata da sintomi multi-sistemici intestinali ed extra-intestinali, causati dalla reazione dell’organismo ai cibi contenenti glutine. Le caratteristiche della sindrome sono state meglio definite da una recente pubblicazione sulla rivista scientifica Nutrients.
Dal punto di vista epidemiologico, si stima che sia più frequente della celiachia, e può interessare fino al 3% della popolazione. Interessa soprattutto le donne, rispetto agli uomini. In generale, l’insorgenza dei sintomi appare dopo poche ore o giorni rispetto all’assunzione di glutine. La sintomatologia intestinale è sovrapponibile a quella della celiachia e dell’”intestino irritabile”. La diagnosi è assolutamente clinica, poiché sono negativi i test sierologici. È quindi, a tutt’oggi, una diagnosi per esclusione. La terapia si basa sull’eliminazione del glutine dalla dieta, esattamente come nel caso della celiachia. La condizione si presenta frequentemente come una sindrome transitoria, che però può persistere anche per anni, ma non per tutta la vita, come nel caso della celiachia vera e propria.
Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),
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