Cardiologi della riabilitazione lanciano allarme: dopo l’infarto solo un paziente su due cambia stile di vita
Il 13mo Congresso del GICR si è chiuso il 29 Ottobre a Genova. L’accesso dei malati di cuore ai trattamenti di cardiologia riabilitativa è ancora troppo disomogeneo in tutta Italia. Il risultato è che dopo un evento cardiovascolare meno di un paziente su 2 segue correttamente le terapie prescritte e gli stili di vita raccomandati, e questo moltiplica il rischio di ricadute e nuovi ricoveri in ospedale. “Favorire a livello istituzionale l’accesso dei pazienti cardiopatici alla cardiologia riabilitativa” è il primo appello di Roberto Pedretti, neopresidente del Gicr, il Gruppo italiano di cardiologia riabilitativa e preventiva. “La cardiologia riabilitativa è una componente specialistica della cardiologia oggi di sempre maggiore importanza – afferma Pedretti – continuare a pensare oggi che la cardiologia riabilitativa coincida col ‘training fisico’ è scorretto e fortemente riduttivo: il nostro intervento comprende infatti un fondamentale momento di cardiologia clinica, ossia la valutazione diagnostica-strumentale per la stadiazione della malattia e la definizione della prognosi, e terapia anche delle fasi di instabilità. Il tutto in continuità con l’intervento della fase acuta”. La cardiologia riabilitativa e preventiva “ha un ruolo fondamentale nel migliorare l’aderenza nel raggiungimento degli obiettivi terapeutici nel tempo – sottolinea Pedretti – perché la malattia cardiovascolare è per definizione una malattia cronica, che richiede quindi un trattamento a lungo termine”. “Purtroppo l’aderenza ai trattamenti raccomandati, sia farmacologici sia inerenti l’adozione di un corretto stile di vita, è oggi un problema maggiore – avverte il neo presidente del Gicr – essendo ampiamente insufficiente, mediamente inferiore al 50% dei pazienti”. La politerapia e una consapevolezza non adeguata della propria malattia, inoltre, tendono ad amplificare gli effetti negativi del mancato rispetto delle cure con “effetti gravissimi”. Perché “la non aderenza ai trattamenti raccomandati – precisa Pedretti – è responsabile di una quota significativa di nuovi ricoveri e decessi nei mesi successivi alla dimissione dopo un evento cardiovascolare”. Proprio in occasione del meeting genovese sono stati presentati i risultati dello studio ‘Heredity’ condotto dal Gicr, dal quale emerge per esempio che solo un terzo dei pazienti ha un controllo ottimale dei livelli di colesterolo alla dimissione da un infarto miocardico. “Questa situazione espone al persistere di un significativo rischio di futuri eventi nel tempo”, conclude il nuovo presidente dei cardiologi riabilitativi, chiedendo dunque di migliorare l’assistenza in un settore che presenta ancora “margini di ottimizzazione”.