Cannizzaro, approccio multidisciplinare al paziente oncologico

Cannizzaro, approccio multidisciplinare al paziente oncologico

25 Gennaio 2018 Redazione 0

L’approccio multidisciplinare nel trattamento di pazienti oncologici è una pratica ordinaria all’ospedale Cannizzaro, dove settimanalmente gli specialisti coinvolti si confrontano in meeting dedicati. L’importanza e la validità di questa scelta sono emerse durante il corso “Carcinoma mammario ormonosensibile in premenopausa: domande ancora aperte e risposte difficili”, organizzato dagli oncologi Luigi Banna e Giusy Scandurra. L’evento formativo (con 9,1 crediti) ha inteso presentare le evidenze scientifiche esistenti da applicare alla pratica clinica, partendo dalla “paziente” come promotore di discussione e approfondendo particolari situazioni cliniche in cui la letteratura scientifica non è dettagliata ed esaustiva. Ginecologi, chirurghi plastici, senologi, radioterapisti e oncologi medici: questi gli specialisti che hanno discusso casi realmente affrontati e hanno posto le basi per ulteriori future collaborazioni. «Oltre che eccellenti professionisti nella rispettiva branca – spiega la dott.ssa Scandurra – gli specialisti dell’Ospedale Cannizzaro hanno adottato come metodo quello del confronto con gli altri professionisti per cercare quello che gli altri possono dare in termini di miglioramento della qualità del trattamento. Il percorso multidisciplinare è uno dei punti di forza dell’ospedale Cannizzaro: è stato illustrato durante il corso ed è quello che viene seguito ordinariamente». La paziente oncologica, per esempio, alla prima visita è seguita, oltre che dal medico, anche dallo psicologo al fine di valutare il suo progetto di vita, per essere avviata eventualmente alla preservazione della fertilità. Questo è uno degli aspetti trattati durante il corso, anche grazie all’esperienza del Centro di Procreazione Medicamente Assistita, nato, come ha spiegato il prof. Paolo Scollo, direttore del Dipartimento materno-infantile, «dall’esigenza di offrire alle pazienti la possibilità di dare qualità alla loro vita: se le prime domande, alla scoperta della malattia, riguardano la sopravvivenza, la donna a un certo punto si pone anche il problema del dopo, cioè come vivere. E in questo concetto rientra la fertilità futura: perciò – ha concluso Scollo – abbiamo creato la biobanca, che non si esaurisce nella possibilità di crioconservare l’ovocita, ma è legata alla gestione del paziente oncologico». Oltre alla preservazione della fertilità, il corso ha affrontato i temi relativi al valore dell’amenorrea durante i trattamenti adiuvanti, al ruolo della radioterapia nelle chirurgie conservative della mammella ed alle terapie ormonali per la fase adiuvante e metastatica.

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