Bere due o tre caffè al giorno si associa a un rischio ridotto di morte per numerose malattie, secondo due studi pubblicati su Annals of Internal Medicine. Dal primo, cui hanno preso parte circa 185.000 nordamericani seguiti per ben 16 anni, emerge che bere caffè con o senza caffeina si associa a minori probabilità di morire per cancro, cardiopatie, ictus, diabete e malattie renali negli afro-americani, nei nippo-americani, nei latini e nei caucasici. «La presenza di dati analoghi in popolazioni diverse dà un maggiore sostegno biologico all’ipotesi protettiva» sottolinea la coautrice Veronica Setiawan, professore associato di medicina preventiva alla Keck School of Medicine dell’Università della California del sud. Per dirla in numeri, chi consuma due o tre tazze di caffè giornaliere ha probabilità di morte più basse del 18% rispetto a chi non beve caffè. «Data la natura osservazionale dello studio non possiamo affermare con sicurezza che bere caffè prolunga la vita, ma di certo tra le due cose esiste un’associazione che andrà approfondita da ricerche successive» conclude l’autrice, precisando che le abitudini dei partecipanti sul consumo di caffe venivano aggiornate ogni cinque anni. L’altro studio, primo autore Marc Gunter dell’International Agency for Research on Cancer, è stato condotto in 10 Paesi europei e ha coinvolto 520.000 uomini e donne. Gli autori hanno confrontato le cause di morte specifiche e la mortalità per tutte le cause nei bevitori di caffè rispetto ai non bevitori. Scoprendo il consumo di almeno tre caffè al giorno si associa a una riduzione del rischio di morire, in particolare per le malattie circolatorie e per quelle tratto digerente. Spiega Eliseo Guallar della Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, coautore di un editoriale di commento: «L’effetto protettivo del caffè è biologicamente plausibile: polifenoli e altri composti bioattivi presenti nella bevanda hanno proprietà antiossidanti, e l’assunzione del caffè si associa a una ridotta insulino-resistenza, a una minor infiammazione e a benefici per la funzione del fegato che, alla lunga, spiegano la maggior longevità».