I medici sono in attesa della definitiva approvazione della Legge sulla responsabilità professionale. Dopo essersi confrontato con lo stesso Gelli, primo relatore del ddl di iniziativa parlamentare, la scorsa settimana, Buscema ha ribadito al Presidente del Consiglio Renzi durante l’incontro organizzato allo Sheraton la necessità che il Senato approvi definitivamente la legge che nel suo nuovo passaggio alla Camera non dovrà però subire nessuna altra modifica, pena un nuovo percorso bicamerale. E sono anche i dati appena pubblicati a confermare la necessità di una regolamentazione. Una persona su dieci, tra quante entrano in ospedale o in una struttura sanitaria, può ricevere un danno. A dirlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’Oms nel 10 per cento dei pazienti si verificherebbero “eventi avversi” all’interno di strutture sanitarie. In circa la metà dei casi si tratta di fatti non prevenibili e non sempre c’è di mezzo la responsabilità professionale, ma queste sarebbero le cifre potenziali. In Italia la situazione può essere definita dal rapporto di Ania, l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici, cui vengono presentate circa 34.000 richieste di danni all’anno. Agenas, l’Agenzia delle Regioni, nel suo rapporto annuale sui risarcimenti in via di pubblicazione ne conta circa la metà. Stando ai dati di Ania, quindi, si può arrivare ad un contenzioso ogni 200 ricoveri. Ma a questo punto, a fronte di queste denunce per sinistri, sarebbero circa 300.000 i contenziosi legali pendenti in Italia, nel sistema penale o in quello civile, legati a casi di malasanità. La durata media delle cause è di quattro anni. Alla fine dei procedimenti quasi la metà dei risarcimenti versati non arriva ai 5000 euro.