Autismo e vitality form: diagnosi precoce per una riabilitazione efficace

Autismo e vitality form: diagnosi precoce per una riabilitazione efficace

12 Marzo 2018 di: Nuccio Sciacca 0

Per vitality form si intende la “forma con cui l’azione viene fatta”. Da questo si può capire il rapporto interpersonale tra gli individui. Tono della voce, espressioni del viso, movimenti corporei danno un carattere specifico all’azione svolta che diventa una modalità di comunicazione e di relazione con l’altro. Importanti autori tra i quali Stern nel suo libro “Forms of Vitality” pubblicato nel 2010 descrive le ricerche finali su questo tema indagando nello specifico la relazione tra mamma e neonato e sulla loro comunicazione prelinguistica basata proprio su gesti e suoni. Ogni gesto ed azione possiede un vissuto di forza in movimento, un certo profilo temporale e un senso di vitalità e direzionalità. Da come l’azione viene eseguita in modo gentile o brusco, l’osservatore può capire che relazione c’è tra l’agente dell’azione e la persona verso cui l’azione è diretta. Stern considera cinque proprietà del movimento: tempo, spazio, forza, traiettoria e direzione. Tutte insieme formano una “configurazione percettiva” degli oggetti reali e sulla base di ciò l’osservatore entra in contatto con lo stato d’animo dell’altro, comprende se chi ha di fronte esprime sentimenti di simpatia o di rabbia ed anche una terza persona che osserva il rapporto tra i due sarebbe in grado di comprendere la reciproca tonalità emotiva. Rizzolatti nell’ambito della sua ricerca sui neuroni specchio ha pubblicato un interessante articolo proprio sulle vitality forms (“Impaired vitality form recognition in autism”. Elsevier. Neuropsychologia 51 (2013), 1918-1924. Elsevier). Nel suo articolo scientifico descrive i risultati ottenuti da uno studio con bambini con sviluppo tipico e bambini con autismo. Una coppia di attori un ragazzo ed una ragazza ripeteva lo stesso gesto a velocità diverse una volta in modo brusco e rude e una volta in modo dolce e gentil. Quindi venivano fatti vedere i filmati ai bimbi sia a sviluppo tipico che con autismo e il bambino doveva dire se la maniera in cui le due azioni erano compiute fosse la stessa o no. I risultati hanno mostrato che mentre i bambini con sviluppo tipico non commettevano quasi mai nessun errore, i soggetti affetti da autismo presentavano un deficit nel riconoscere le vitality forms. Rizzolatti sostiene che la capacità dei bambini affetti da autismo di riconoscere le vitality forms non migliora con l’età. Le vitality forms sono quindi un marker dell’autismo e dato che sono alla base della comunicazione prelinguistica il loro uso potrebbe facilitare la diagnosi precoce affinchè i bambini possano cominciare precocemente la riabilitazione che è tanto più efficace quanto più il bimbo è piccolo. Se non si interviene in tempo infatti la predisposizione su base genetica del bambino può trasformarsi in autismo vero e proprio o aggravare il quadro clinico. Fare a tre anni la diagnosi di autismo in certi casi è tardi. Medici e psicologi esperti riconoscono i sintomi dell’autismo già tra i dodici e i tredici mesi, epoca in cui è ottimale iniziare la riabilitazione del bambino con migliori risultati ed efficacia dell’intervento.

Antonella Ignoto
Medico specialista in Neurologia
Coordinatore direttori sanitari Fondazione ODA
Direttore sanitario Centro di Riabilitazione Maria Ss del Carmelo

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


Email: nucciosciacca@cataniamedica.it

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