Approccio multidisciplinare e percorso integrato per il carcinoma mammario

Approccio multidisciplinare e percorso integrato per il carcinoma mammario

27 Novembre 2018 Redazione 0

Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequentemente diagnosticata nella donna in tutte le fasce di età. Ne colpisce mediamente una su otto: nel 41% dei casi prima dei 49 anni, nel 35% tra i 50 e i 69 anni e nel 22% nella fascia di età dopo i 70 anni. Negli ultimi decenni, la sua incidenza è in continuo incremento in tutto il mondo. La mortalità appare essere, di contro, in netto declino. Ciò è dovuto al beneficio della diagnosi precoce e delle terapie sempre più mirate ed efficaci. Questi e altri argomenti sono stati dibattuti al convegno “Chemioterapia neoadiuvante nel carcinoma della mammella”,  organizzato da Humanitas Centro Catanese di Oncologia presieduto dal dr. Francesco Caruso, Responsabile U.O. Chirurgia Oncologica e Direttore del Dipartimento Oncologico e dal dr. Michele Caruso, Responsabile della Ricerca Clinica. L’incontro, tenutosi nei giorni scorsi al Plaza Hotel di Catania, ha rappresentato l’occasione per fare il punto della situazione sulle nuove evidenze scientifiche a supporto dei continui ed importanti cambiamenti nel trattamento della malattia oncologica mammaria; un confronto tra specialisti di livello internazionale grazie al quale identificare il miglior percorso diagnostico-terapeutico per il carcinoma della mammella. La chemioterapia neoadiuvante, che rappresenta il gold standard nel trattamento delle pazienti con tumore della mammella localmente avanzato ed inoperabile, nel corso degli ultimi anni ha ampliato sempre più il proprio campo di applicazione ed indicazione anche negli stadi tumorali più precoci, rappresentando un’alternativa terapeutica anche nelle pazienti operabili; ciò mirando a ridurre la mortalità, attraverso la risposta che si ottiene con la chemioterapia primaria, associata eventualmente alle “target-therapy”, aumentando anche le opzioni di trattamento chirurgico conservativo e, infine, consentendo un test di chemio-sensibilità che fornisce importanti dati sulla risposta tumorale in correlazione alle caratteristiche biologiche della neoplasia, per poter eventualmente pianificare la successiva terapia adiuvante (post chirurgica). Oggi, la paziente con il tumore della mammella “deve essere presa in carico – spiega il dr. Michele Caruso – da un team di specialisti che programmano un percorso, che parte dalla diagnostica per arrivare alla terapia. Ogni paziente deve avere la migliore terapia chirurgica, medica o radiante. Dall’analisi dei diversi fattori prognostici – continua – il team multidisciplinare sarà in grado di proporre alla paziente non una buona terapia, ma la terapia più personalizzata per il suo caso, partendo sempre più spesso dalla terapia medica sistemica “primaria” nel tentativo, sempre più consistente, di ottenere una risposta patologica completa all’intervento chirurgico (ovvero la scomparsa del tumore)”. Tema di grande importanza è sicuramente la genetica, con particolare attenzione alla stima del rischio oncologico e della predisposizione eredo-familiare per l’insorgenza di tumore mammario e ovarico. Tutto ciò viene discusso in sede di consulto specialistico “counseling oncogenetico” e prevede la valutazione clinica del caso, integrata – ove risulti indicato – dall’apposita indagine molecolare (test genetico), al fine di proteggere e studiare non solo la paziente ma anche tutta la famiglia. La possibile conservazione della fertilità nelle giovani pazienti a tutela di una eventuale maternità dopo la malattia rappresenta un ulteriore elemento di riflessione. Un buon percorso di cura, che tiene conto di questi elementi multifattoriali, è fondamentale anche e soprattutto per individuare, stabilire e programmare l’intervento chirurgico più appropriato per la paziente: “Oggi – spiega il Dr. Francesco Caruso, Direttore del Dipartimento Oncologico di Humanitas Centro Catanese di Oncologia –  si parla di interventi di oncoplastica, dove aspetti oncologici e ricostruttivi vanno di pari passo; questo può verificarsi sia nella chirurgia conservativa, in cui tolto il tumore viene rimodellata tutta la mammella, sia nella chirurgia ablativa, cioè quella in cui la mammella asportata per intero, viene ricostruita con le protesi. Mentre prima, infatti, veniva asportata tutta la cute, spesso anche con uno o due muscoli sottostanti, oggi invece non solo si conservano ampiamente i muscoli, ma in determinate condizioni si è arrivati a conservare tutta la cute, inclusa areola e capezzolo, conferendo un miglior risultato estetico alla ricostruzione con protesi”.

 

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