Buscema: “Basta donne medico da sole in Guardia medica”

Buscema: “Basta donne medico da sole in Guardia medica”

19 Settembre 2017 di: Nuccio Sciacca 0

“Non è più tempo di riflessioni, di manifestazioni di solidarietà e di vicinanza, quello che è successo a Trecastagni è la inevitabile conseguenza di soluzioni tampone poco efficaci perché, quando nei primi mesi dell’anno lanciammo l’allarme avevamo già sottolineato che non si trattava di prendere provvedimenti sul caso specifico, ma di ridisegnare, con interventi strutturali e di sistema, l’intero servizio di Guardia Medica e di mettere finalmente in sicurezza i nostri professionisti”. Così il presidente dell’ Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri della provincia di Catania, Massimo Buscema, interviene sul gravissimo episodio di cui è stata vittima una giovane turnista di guardia medica, aggredita e violentata da un paziente. “Avere installato impianti di videosorveglianza che non riprendono né l’esterno né l’ambulatorio per tutelare la privacy e che, soprattutto, non sono in collegamento diretto con le forze dell’ordine è servito a ben poco – continua Buscema – bisogna che tutti ci rendiamo conto che l’assistenza sanitaria è sempre più nelle mani delle donne e tutti noi, come istituzioni e come cittadini, non possiamo lasciarle sole, non possiamo permettere che vadano al lavoro con la paura di essere picchiate  e violentate”. Secondo Buscema “urgono impegni di risorse perché mentre le farmacie notturne possono prestare il loro servizio a porte chiuse per i medici c’è la necessità di contiguità con il paziente e questo non può penalizzarci a tal punto da mettere a rischio la stessa incolumità del medico”. Ecco perché il Presidente dei medici etnei si sente di condividere da un lato la proposta fatta della Federazione nazionale degli Ordini secondo cui bisogna agire sugli ambienti di lavoro, rendere i contesti più protetti, ponendoli in luoghi presidiati, dove ci sia altra gente, come per esempio spostare le guardie mediche all’interno delle Stazioni  dei Carabinieri, che sono capillari sul territorio, o delle postazioni di Polizia. Ma dall’altra per Buscema “trattandosi di una proposta di cui passerà del tempo prima di poterne valutare la fattibilità, sarebbe invece il caso di prevedere immediatamente l’impiego di autisti e ausiliari nello stesso presidio oppure, se si vuole nello stesso tempo qualificare ancor di più la continuità assistenziale, immettere nei ruoli anche un infermiere”. “Non dimentichiamo – conclude Buscema – che un trauma come quello subito dalla collega le resterà addosso per sempre e quando questa o chi come lei ha subito un’aggressione si troverà di fronte un paziente di sesso maschile sarà inevitabile che lo vedrà sempre come un potenziale aggressore e questo toglierà serenità al suo operare, aumenterà la fretta e, di conseguenza, il rischio di sbagliare. Ecco perché ancora una volta mi sento di lanciare un accorato appello alle istituzioni sanitarie e non perché ci troviamo di fronte ad un importante bivio e bisogna agire subito: se salta la fiducia, la relazione di cura, salta non solo il servizio di guardia medica, che sarà sempre più disertato, ma tutto il Sistema sanitario”.

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


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