Nuccio Sciacca
Direttore responsabile
Email: nucciosciacca@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
Sono oltre 17.800 i medici di origine straniera che lavorano in Italia nel 2016, uomini e donne perfettamente bilanciati. Il loro numero è aumentato del 20,8% rispetto al 2011 quando erano 14.737 e del 63% rispetto al 2001, quando erano 10.900, come riportato dal portale della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo). Sono i numeri forniti dall’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi), in collaborazione con la Fnomceo, in occasione del Convegno che si svolgerà il 3 dicembre a Roma dalle ore 8.30 alle ore 15.30 presso la Clinica Ars Medica (V. Cesare Ferrero di Cambiano 29). “Oggi – spiega Foad Aodi, presidente di Amsi e membro della Commissione Salute Globale della Fnomceo – attraversiamo la terza fase dell’immigrazione dei medici e dei professionisti della salute. Negli anni ’60 venivano studenti di origine straniera a studiare in Italia. Il 40% dei laureati rimaneva a lavorare nel nostro Paese. La seconda fase dell’immigrazione è quella che abbiamo conosciuto dopo la caduta del muro di Berlino, con un’affluenza di medici e professionisti della sanità già laureati nei loro Paesi, in particolare provenienti dai Paesi dell’Est (Russia, Romania, Moldavia, Albania e Polonia)”. Nella terza fase, continua Aodi, “che viviamo da 4 anni, arrivano meno studenti a causa del numero chiuso per l’immatricolazione ai corsi di laurea, ma il numero dei medici che lavorano in Italia è in continua crescita con due cambiamenti importanti: è diminuita considerevolmente l’affluenza dai Paesi dell’Est ed è cresciuto il numero dei medici e professionisti della Salute che provengono dai Paesi arabi e sudamericani”. “La maggior parte dei medici di origine straniera – spiega Aodi – lavora nel privato; una scelta forzata dal momento che per partecipare ai concorsi pubblici è necessario avere la cittadinanza. I medici di origine straniera che lavorano nel pubblico sono pochi e operano prevalentemente nella medicina di emergenza. Le altre branche più coperte dai medici di origine straniera sono: ginecologia; pediatria; ortopedia; fisiatria; cardiologia e chirurgia generale. La maggioranza dei medici svolgono la loro professione come medici di famiglia; pediatri convenzionati; medici generici o specialisti che lavorano presso case di cura, cliniche, centri di fisioterapia, centri di analisi e laboratorio convenzionati e privati”. Oltre a questi ci sono numerosi liberi professionisti, dentisti e odontoiatri. Risulta crescente anche il numero delle ginecologhe donne che provengono dal Libano, dall’Iran, dalla Somalia e dai Paesi africani per la missione di aiutare altre donne. “Ricordiamo che, nella sua storia ed attività, Amsi ha favorito l’integrazione non solo dei medici ma anche di altri professionisti della salute che lavorano in Italia come: gli infermieri; i fisioterapisti; gli odontoiatri e i farmacisti. Secondo le ultime statistiche gli infermieri di origine straniera sono più di 37.000 (nella maggioranza dei casi provenienti dai Paesi dell’Est); i fisioterapisti più di 3.500 (provenienti dai Paesi arabi, africani e sudamericani); i farmacisti oltre 2000. Anche loro, come i medici, lavorano soprattutto nel privato perché non possono partecipare ai concorsi pubblici”. “Il nostro impegno – aggiunge il presidente dell’Amsi – continua a favore di tutti, dei professionisti della sanità che esercitano in Italia e dei loro colleghi di origine straniera, senza mai creare concorrenza o rivalità nel mercato del lavoro e combattendo così la fuga dei cervelli all’estero, la medicina difensiva e il precariato”.
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