Nuccio Sciacca
Direttore responsabile
Email: nucciosciacca@cataniamedica.it
Organo Ufficiale di Informazione e Formazione dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catania
Ogni anno in Italia sono quasi 800 mila, costano 2 miliardi di euro e la meta preferita è Milano. Dalla Campania migrano 55 mila pazienti, dalla Calabria 52 mila, dalla Sicilia 33 mila, dall’Abruzzo 12 mila e dalla Sardegna 10 mila. I dati sono riferiti dall’ Aiom l’Associazione italiana di oncologia medica. In Calabria la situazione è drammatica perchè il 62% dei malati di tumore al polmone e il 42% con cancro del seno prende l’aereo e va altrove a farsi curare. I malati calabresi viaggiano perlopiù verso Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna, ma anche Basilicata, Sicilia e Puglia. Un decreto del commissario ad acta alla Sanità regionale (Dca n.10 del 2 aprile 2015) ha previsto l’istituzione della Rete oncologica regionale, definendo alcune misure urgenti. “Innanzitutto – sottolinea Vito Barbieri, coordinatore Aiom Calabria e dirigente medico presso l’Oncologia dell’azienda ospedaliera-universitaria Mater Domini di Catanzaro – l’attuale dotazione di strutture risulta non adeguata rispetto alle esigenze assistenziali della regione, per cui è stata programmata una rimodulazione del numero dei posti letto di Oncologia medica che oggi sono 163, 72 di degenza ordinaria e 91 di Day hospital. Il provvedimento del commissario stabilisce di privilegiare modalità di assistenza differenti, cioè Day hospital e soprattutto prestazioni terapeutiche ambulatoriali, con riduzione dell’uso del ricovero ordinario. La riconversione dovrebbe generare un’offerta complessiva di 139 posti letto, di cui 57 ordinari e 82 in Day hospital”. Tra le cause che spingono i malati di cancro a migrare Barbieri evidenzia in particolare “la ricerca dell’efficacia e dell’efficienza clinica, di un servizio pubblico più orientato alle esigenze del malato, e di una migliore comunicazione medico-paziente”. “La rimodulazione della quantità e qualità dell’offerta – prosegue il coordinatore Aiom Calabria – implica soprattutto, come indicato nel provvedimento del commissario, l’incremento del numero di interventi di chirurgia oncologica”. E’ previsto infatti un aumento del 15% dei volumi attuali per i tumori più importanti: seno (oggi nelle strutture della regione viene eseguito solo il 58% degli interventi chirurgici), colon retto (69%), polmone (38%), neoplasie ginecologiche (63%) e prostata (66%). “All’interno della Rete – riprende Pinto – possono essere identificati diversi livelli di erogazione delle prestazioni. E’ quindi essenziale favorire l’accesso all’assistenza appropriata in strutture che si identificano come nodi della rete oncologica, e definire le modalità di integrazione tra offerta ospedaliera e risorse assistenziali di livello territoriale. In questo contesto assumono un ruolo importante i medici di famiglia e le Unità complesse di cure primarie”. Problematiche culturali, logistiche, strutturali e organizzative hanno caratterizzato la qualità dell’assistenza in Calabria, osservano ancora gli esperti dell’Aiom. “Finora ha dominato la sfiducia nei servizi regionali – testimonia Barbieri – a causa di un’offerta mal proporzionata alle esigenze della popolazione, con organici totalmente inadeguati in alcune realtà. Non va sottovalutata anche la complessità del territorio, che obbliga a portare i servizi oncologici in zone spesso disperse e poco popolate. E’ urgente intervenire quanto prima – incalza lo specialista – e chiediamo la costituzione di un’autorità centrale regionale con funzioni di coordinamento della Rete già deliberata, in grado di governare i collegamenti tra le diverse strutture e di pianificare l’uso delle risorse, realizzando con tempistiche serrate tutti gli step che portino alla disponibilità e massima fruizione, da parte della popolazione, della Rete oncologica”.
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