A volte ritornano: listeriosi e poliomielite

A volte ritornano: listeriosi e poliomielite

10 Ottobre 2022 di: Angelo Milazzo 0

Listeriosi

Il recente ritiro e sequestro di alcuni lotti di wurstel rappresenta l’ennesimo “alert” sulla Listeria: un batterio che, negli ultimi due anni, ha già causato decine di infezioni. Sono stati infatti segnalati 66 casi clinici e tre decessi. Tutti hanno riguardato soggetti immunocompromessi o particolarmente fragili. La Listeria Monocytogenes è un batterio gram positivo, aerobio-anaerobio facoltativo, mobile per la presenza di flagelli peritrichi. È un batterio ubiquitario e, quindi, non contamina solo i wurstel. La principale via di trasmissione per l’uomo è quella alimentare. È stata riscontrata in formaggi molli con muffa, patè, latte crudo, salmone affumicato, salumi poco stagionati, cibi vari poco cotti, ma anche nella frutta e nella verdura. La Listeria resiste molto bene alle basse temperature, all’essiccamento e al sottovuoto. È invece molto sensibile alle usuali temperature di cottura domestica degli alimenti. Le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità sono quelle classiche: lavarsi le mani, lavare frutta e verdura, lavare le superfici della cucina e degli utensili, separare gli alimenti crudi da quelli al consumo, assicurarsi che la temperatura del frigorifero non superi usualmente i 4 gradi. In ogni caso, tale temperatura non deve essere mai superiore agli 8 gradi.
Nei casi clinici, la gravità della sintomatologia varia sensibilmente in funzione della dose infettante e dello stato di salute dell’individuo infettato. Si va da forme simil-influenzali o gastroenteriche, accompagnate a volte da febbre elevata, fino, nei soggetti a rischio, a forme setticemiche, meningiti o aborto. Comunque, l’adozione delle più semplici regole di igiene nella manipolazione degli alimenti, anche a livello domestico, riduce nettamente il rischio di contrarre la malattia. 

Poliomielite

Proprio quando ci sentivamo molto prossimi all’eradicazione planetaria dei ceppi del virus della poliomielite, questi sono ricomparsi, anche in Paesi sviluppati. Un caso, grave, è stato documentato nello Stato di New York, dopo oltre un decennio di apparente eradicazione. Nel Regno Unito, anche in assenza di casi clinici, i ceppi virali sono stati isolati in otto quartieri di Londra, e nelle acque reflue di una località a Nord-Est della stessa Londra. In Israele, nove bambini sono risultati positivi ai test, anche se clinicamente asintomatici. Tutto ciò depone per una evidenza: i virus della polio hanno ricominciato a circolare.
La Poliomielite è una malattia conosciuta fin dall’antichità, causata da tre ceppi di un poliovirus. È una malattia altamente contagiosa, che invade il sistema nervoso e può causare una paralisi permanente. Secondo l’OMS una infezione su 200 provoca una paralisi irreversibile, e il 5-10% delle persone affette muore per paralisi dei muscoli respiratori. Colpisce soprattutto i bambini di età inferiore ai cinque anni. Il virus si trasmette principalmente per via fecale-orale e si moltiplica nell’intestino. I primi sintomi sono: febbre, affaticamento, cefalea, vomito, torcicollo e dolore agli arti.  La pratica delle vaccinazioni ci aveva portato ad un passo dall’eradicazione definitiva della malattia. Purtroppo il diffondersi di integralismi barbarici no-vax, soprattutto i Afghanistan ed in Pakistan, hanno rimesso in moto la diffusione da quei Paesi, in tutto il resto del mondo. La diffusione nell’Occidente trova terreno solo dove le coperture vaccinali sono basse. Nello stato di New York, la copertura della popolazione contro la polio è di circa il 79%. La copertura si abbassa al 60% nelle località dove i virus sono stati rilevati: Rockland, Orange, Sullivan. La Governatrice ha dichiarato lo stato di emergenza.
Anche nel nostro Paese, dovremmo vigilare affinchè tutti i bambini pratichino le 4 dosi previste nei nostri calendari vaccinali. Si pone, sempre con maggiore evidenza, l’opportunità di praticare a tutti gli adulti, ed in particolare agli adolescenti, una “quinta” dose, di richiamo. Anche gli operatori sanitari dovrebbero sottoporsi al richiamo, soprattutto se lavorano in aree in cui è stato rilevato il virus. Gli Stati più sviluppati hanno smesso di utilizzare il vaccino orale ( Sabin) da oltre due decenni. Abbiamo ri-optato per il vaccino intramuscolare (Salk) per ovviare alla rarissima evenienza di ri-virulentazione dei ceppi utilizzati nel vaccino orale. Però il vaccino intramuscolare è molto efficace nel prevenire la malattia, ma non blocca la trasmissione del virus.
In ogni caso, una realtà è assolutamente evidente. I tre ceppi del Poliovirus compaiono in comunità in cui l’immunizzazione contro la polio è costantemente bassa. Tale condizione consente anche al virus vaccinale indebolito tutto il tempo necessario per trovare un numero sufficiente di ospiti non vaccinati da infettare, all’interno di una determinata comunità.  

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

Your email address will not be published. Required fields are marked *