La lunga coda della pandemia: aumentano anche le reinfezioni

La lunga coda della pandemia: aumentano anche le reinfezioni

18 Maggio 2022 di: Angelo Milazzo 0

Diminuiscono i casi di Covid-19, ma probabilmente solo perché si eseguono un numero molto ridotto di test rapidi. Infatti si mantengono sostanzialmente stabili percentuali di positività, indice di trasmissione Rt, ricoveri, e, purtroppo, i decessi. La percentuale ufficiale di soggetti reinfettati viene data al 5%, ma in realtà è molto più elevata. Nell’ambito dei bambini da me assistiti ho individuato parecchie nuove positività ai test, anche dopo poche settimane dalla prima “guarigione”, e persino bambini che sono andati incontro a due reinfezioni, nel giro di pochi mesi dalla prima positività. I dati ufficiali indicano come categorie più colpite da re-infezioni donne, operatori sanitari, soggetti non vaccinati o con ciclo vaccinale incompleto, fascia di età fra i 12 e i 49 anni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala un aumento delle infezioni nelle Americhe, in Africa e, soprattutto, nel Sud-Est asiatico. Inoltre l’OMS esprime grande preoccupazione per le conseguenze a lungo termine dell’infezione, nelle persone che “guariscono”. Ciò rappresenta l’enorme problema che si può indicare come  Long-Post-Covid, che impegnerà per anni l’assistenza sanitaria e sociale dei vari Paesi.
A preoccupare sono anche le nuove sottovarianti, le cosiddette Omicron 4 e 5, che in Sud Africa sono diventate prevalenti e hanno provocato una “quinta ondata”, e che cominciano ad affacciarsi anche in Italia. Proprio queste varianti sembrano contagiare anche chi è guarito dalle varianti Omicron precedenti. La trasmissibilità delle nuove varianti sembra aver superato quella delle precedenti, che già avevano fatto conquistare a Sars-Cov-2 il primato storico della contagiosità. I sintomi clinici da infezione di Omicron 4 e 5, segnalati nei Paesi dove sono già diffuse, si differenziano un po’ da quelli della versione originale di Omicron: meno tosse ma più rinorrea, meno febbre ma più spossatezza, e anche vertigini, otalgie, dolori addominali.
Resta significativo il rischio di gravi complicanze nei soggetti non vaccinati, ma anche nei soggetti vaccinati, affetti da patologie con gravi immunodepressioni. Assolutamente irrazionale appare quindi lo smantellamento da parte dei governi delle misure di contenimento della diffusione del virus. La campagna vaccinale tra i bambini, nonché le somministrazioni della “quarta dose” tra i più anziani e i più fragili continuano ad andare molto male ed esigerebbero nuove iniziative organizzative. Ritarda l’autorizzazione al vaccino utilizzatile nei bambini dai 6 mesi di vita in poi, già realizzato da Moderna, che sta testando anche la dose di richiamo. I dati presentati attestano condizioni di sicurezza ed efficacia, superiori a quelle di tutte le altre fasce d’età. Il vero problema sarà l’accettazione da parte delle famiglie, che non hanno ancora preso coscienza che nei bambini le problematiche sono rare nella fase acuta, ma si stanno dimostrando frequenti nei mesi e negli anni successivi all’infezione.
 L’esperienza ci ha insegnato che quando si selezionano nuove varianti del virus in qualche regione del pianeta, nel giro di settimane arrivano anche da noi. Le uniche speranze le possiamo riporre nell’arrivo della stagione estiva, caratterizzata da fattori che inibiscono potentemente i contagi come calore, raggi ultravioletti, vita all’aperto. In ogni caso, ci ritroveremo ad affrontare il terzo autunno problematico dell’ “era pandemica”. Per fortuna, molte persone continuano spontaneamente ad utilizzare le mascherine, e tutte le componenti del mondo del lavoro hanno sottoscritto un Protocollo per il mantenimento di misure protettive e di contrasto ai contagi. A metà giugno Ministeri, Inail e parti sociali decideranno per un ulteriore mantenimento. Nel settore pubblico, le mascherine sono ormai solo “raccomandate” e restano obbligatorie solo in pochi settori, soprattutto nell’ambito dell’assistenza sanitaria.

Sarebbe necessario avere in Autunno un nuovo vaccino, possibilmente bivalente, contenente in parte l’RNA dello storico ceppo di Wuhan, e in parte l’Rna delle varianti Omicron più recenti. Sia Moderna che Pfizer-BioNTech stanno già effettuando le sperimentazioni su volontari. Sicuramente ci sono molte difficoltà ad ordinare la casistica: non vaccinati; vaccinati con 1, 2 o 3 dosi; guariti da mesi; guariti da anni, ecc.  Si prospetta molto difficile il traguardo di ottenere le autorizzazioni entro settembre.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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