Covid-19, è arrivata la ”superpillola” della Pfizer, che si affianca agli altri antivirali

Covid-19, è arrivata la ”superpillola” della Pfizer, che si affianca agli altri antivirali

7 Febbraio 2022 di: Angelo Milazzo 0

In questi giorni, facendo seguito all’approvazione da parte dell’Aifa e dell’Ema, è iniziata la distribuzione alle strutture sanitarie del farmaco prodotto dalla Pfizer, denominato Paxlovid. Le prime 11.200 dosi sono state inviate alle Regioni e alle Province Autonome. Il contratto stipulato dalle nostre Autorità con la Pfizer prevede la fornitura di 600 mila trattamenti nel corso del 2022. La distribuzione viene effettuata dalla Struttura Commissariale alle Regioni ed è stato previsto un Registro di monitoraggio. Presumibilmente all’inizio, il farmaco sarà presente nelle farmacie ospedaliere, in seguito anche in quelle autorizzate. Si spera che vengano stabilite regole e criteri meno rigidi, rispetto a quelli che hanno creato grandi difficoltà nell’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Dell’altro farmaco orale, il Monupiravir, la distribuzione è già iniziata il 4 gennaio e risultano già essere stati trattati circa 1500 pazienti, tutti non ospedalizzati. 

Il Paxlovid contiene due principi attivi: il PF-07321332 e il Ritonavir, in due differenti compresse rivestite con film. La compressa contenente PF-07321332 è di colore rosa e forma ovale, mentre la compressa contenente Ritonavir è di colore biancastro e ha una forma simile a quella di una capsula. Per il momento, il trattamento è raccomandato in pazienti adulti che non necessitano di ossigeno supplementare e che sono ad alto rischio di sviluppare la malattia in forma grave. Il principio attivo PF-07321332 agisce riducendo la capacità di Sars-Cov-2 di moltiplicarsi all’interno dell’organismo mediante un meccanismo di inibizione di alcune proteasi necessarie al virus per potersi replicare. 

Il Ritonavir invece va a inibire il metabolismo operato dal citocromo P3A (CYP3A). In altri termini, il Ritonavir consente di prolungare l’azione di PF-07321332, consentendogli di rimanere all’interno dell’organismo in quantità tali da consentire di interferire con la replicazione del virus, per un periodo di tempo maggiore. Il dosaggio dovrebbe essere di 300mg di PF-07321332 (due compresse da 150 mg) con 100 mg di Ritonavir (una compressa da 100 mg) da assumersi insieme, ogni 12 ore, per 5 giorni di trattamento. L’Ema, per concedere la sua autorizzazione, ha valutato i dati di uno studio che hanno dimostrato inequivocabilmente una riduzione significativa dei ricoveri e dei decessi in pazienti che presentavano almeno una condizione preesistente che li metteva a rischio di sviluppare forme gravi di malattia. La maggior parte dei pazienti coinvolti nello studio era affetto dalla variante Delta. I risultati dello studio hanno dimostrato un’efficacia dell’89% nel prevenire i ricoveri e i decessi. Tuttavia, sulla base degli studi di laboratorio, si prevede che il farmaco sia attivo nei confronti di Omicron e di altre varianti. 

I bersagli di Paxlovid, come anche di Monupiravir e di Remdesivir, sono proteine del virus, che non sono soggette a mutazioni. Le reazioni avverse registrate sono rare e di lieve entità e consistono essenzialmente in: disgeusia, diarrea, cefalea, vomito. Il Ritonavir è stato già ampiamente utilizzato nelle infezioni da Hiv. Agendo a livello di un citocromo, può interagire con molti altri farmaci. Tutte le informazioni sulle interazioni si possono trovare anche on-line, anche mediante l’utilizzo di un codice Qr.

Va comunque ribadito con forza un concetto. Il Paxlovid, come gli altri due farmaci Remdesivir e Molnupiravir non rappresenta in alcun modo un’alternativa ai vaccini. I farmaci consentono di curare la malattia, ma soltanto in una fase molto precoce e non conferiscono nessuna immunità e nessuna protezione, nel lungo periodo. La concentrazione dei principi attivi si azzera entro un paio di giorni. I vaccini, pur con tutti i limiti che stanno dimostrando, “istruiscono” l’organismo a combattere contro il virus, almeno per alcuni mesi. Ovviamente i farmaci possono essere utilizzati anche nei soggetti, che pur se vaccinati, contraggono lo stesso la malattia, e che presentano importanti fattori di rischio. La Pfizer si è impegnata a fornire il farmaco a basso prezzo ai Paesi più poveri. Al nostro Sistema Sanitario ogni ciclo di terapia potrebbe costare sui 700 dollari. 

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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