Buone notizie per gli specialisti esterni. La Corte di Cassazione ha messo fine a un’annosa diatriba stabilendo che i medici e odontoiatri che lavorano per società accreditate con il Servizio sanitario nazionale hanno diritto a un contributo calcolato sul fatturato.
Dal 2004 le strutture sanitarie private accreditate con il Ssn devono infatti destinare il 2 per cento del loro fatturato in convenzione con il Ssn al Fondo di previdenza specialisti esterni dell’Enpam, ma in molti casi si sono opposte al pagamento avviando contenziosi e cercando di far passare il principio che i contributi, al massimo, sono dovuti sui compensi pagati ai medici e non sulle somme, ben più elevate, fatturate alle Asl.
I giudici della Quarta sezione Lavoro hanno invece accolto il ricorso dell’Enpam confermando che la base contabile deve essere l’intero ammontare derivante dalle prestazioni specialistiche alla cui produzione hanno partecipato medici ed odontoiatri.
“Sicuramente è una buona sentenza che ci conforta sulla bontà delle scelte che abbiamo fatto in questi anni – dice il presidente di Enpam, Alberto Oliveti – Il tempo della pazienza è terminato. Ora è il momento di passare all’esecutività degli incassi, e possiamo farlo a termini di legge”.
Nei fatti si tratta di un considerevole aumento dei contributi pensionistici che verranno versati al Fondo, impossibilitato finora a raggiungere un normale equilibrio. Negli ultimi anni la Fondazione Enpam aveva affiancato all’azione legale un costante incremento delle attività ispettive nei confronti delle società morose, con oltre 200 decreti ingiuntivi emessi dal proprio Servizio ispettivo che hanno portato a circa 15 milioni di euro di contributi recuperati.
Per approfondire:
Corte di Cassazione, Sez. L, sentenza 3 giugno 2016, n. 11523
Per maggiori dettagli sul sito di Ipsoa è disponibile un commento alla sentenza: