Dotazione strumentale obsoleta. E’ questo il problema, non il solo, della sanità italiana. Basta pensare che ogni giorno oltre 19 mila persone eseguono una Tac, oltre 10 mila pazienti vengono assistiti in sala operatoria con apparecchiature diagnostiche e più di 4 mila donne eseguono uno screening mammografico. In tutta Europa esiste però un allarmante stato di invecchiamento di molte di queste apparecchiature diagnostiche: nel nostro Paese, in particolare, il quadro non migliora rispetto al passato e sono circa 6.400 le apparecchiature che hanno superato la soglia di adeguatezza tecnologica. I dati emergono dal Forum Risk Management di Firenze (nella foto l’intervento del manager dell’ARNAS Garibaldi, Giorgio Santonocito). L’uso di apparecchiature obsolete comporta rischi clinici e costi di gestione alti: rischi derivanti da possibili falsi positivi, ripetizione di esami, alti costi di esercizio, quando le nuove tecnologie consentono tempi dimezzati, dosi dimezzate, capacità diagnostiche superiori. Durante il Forum la richiesta di aprire un tavolo tecnico di confronto con le istituzioni, in modo da gestire al meglio il processo di sostituzione. Sono state avanzate anche proposte concrete, come per esempio “un tariffario decrescente con l’età dell’apparecchiatura, come avviene in Francia. O con iniziative fiscali che promuovano la “rottamazione” del vecchio a vantaggio del nuovo. È poi possibile pensare a modelli di acquisizione innovativi che prevedano profili anche di condivisione del rischio su contratti pluriennali di gestione del parco tecnologico.